Affettività fragile
-Diagnosi e terapia
(L'etica e i giorni)EAN 9788830812208
Salvatore Cipressa offre in questo libro una ricerca che ha come oggetto l’analisi della crisi della relazionalità determinata, a sua volta, dalla crisi culturale odierna. L’A., decodificando i linguaggi propri dei due maggiori modelli espressivi dell’ethos oggi – il modello individuale e il modello relazionale – e tenendo conto dei diversi orizzonti antropologici presupposti, intende proporre come terapia efficace di conseguimento della maturità affettiva e relazionale, l’amare l’altro, colto nella sua dignità di persona in Cristo.
La foto, nella prima di copertina, di una foglia di agata, che presenta i segni di un iniziale processo di dissociazione della sua integrità e bellezza creaturale, ci dona un’immagine suggestiva della fragilità. La fragilità appartiene all’uomo, e un attributo ontologico della sua natura, ed e espressione della sua complessità e pluridimensionalità. Se da un lato la fragilità, in particolare la fragilità affettiva, può dissociare l’essere dell’uomo e la sua capacita di tessere relazioni significative con gli altri suoi simili, dall’altro lato e una risorsa e una possibilità di unificazione della sua persona.
A motivo dell’unita della persona non è possibile scomporre l’uomo contrapponendo etica ed affetto. La cultura contemporanea tende invece a sradicare l’affettività riesce ad approdare ad una visione dell’affetto come relazione, incontro con l’altro. Si assiste, oggi, ad una specie di ipertrofia dell’affetto: uno sbilanciamento a favore degli aspetti emotivi a discapito di quelli valoriali che affida alla discrezionalità del partner la libertà di decidere la durata e la rottura di un patto. Questo atteggiamento caratterizza il modello antropologico ed etico oggi prevalente – modello individuale – il quale propone l’idea che il legame sia nemico della libertà e della felicita, e che la persona si realizzi nella misura in cui e libera da vincoli. In nome della liberta, assunta come l’unico fondamento dei valori, l’unico valore indiscusso e indiscutibile, la cultura odierna ha determinato lo sradicarsi dei legami più sicuri e gli affetti più degni, e l’incrinarsi della stessa identità individuale – punto di riferimento imprescindibile perché l’uomo si possa costruire come persona umana –, cosi da mettere in discussione l’originaria identità personale, negando la differenza naturale uomo/donna, modificando profondamente le relazioni d’amore che oggi assumono la forma di relazioni elastiche e facilmente revocabili, cioè “legami liquidi”.
Per rispondere adeguatamente alle provocazioni del nichilismo in tutte le sue forme, il teologo ritiene necessario sviluppare un modello etico che abbia nella persona – nella sua dignità e valenza relazionale che lo costituisce – il proprio perno fondamentale, e nella natura personale il proprio limite oggettivo. La persona e soggetto di relazione e in relazione; per auto comprendersi e realizzarsi ha bisogno di entrare in dialogo fecondo con la persona dell’altro, che ha un volto e chiede rispetto e amore. L’amore e la risposta più efficace all’individualismo oggi imperante. L’io/tu non e un individuo chiuso nel suo egoismo, ma e dalle sue più profonde ragioni e non persona, colta nel mistero di Cristo, che gli dona la capacita di superare il proprio bisogno affettivo, per essere dono totale all’altro in piena liberta, gratuita, autenticità, oblatività. Le moderne antropologie, conclude Cipressa, sono chiamate a confrontarsi con la cristologia, dal momento che solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo (cf GS 22), colto nella totalità e nella unita delle sue molteplici dimensioni: relazionalità, affettività, identità, sessualità, che sono funzioni della sua crescita personale, fattori di socializzazioni, e forze di auto trascendimento.
Emerge in tutta l’analisi del teologo morale il confronto/scontro tra due paradigmi di antropologia e di etica sessuale. Il primo, detto “individuale”, frutto dell’autocomprensione dell’ethos umano nel contesto di una cultura sostanzialmente nichilista e utilitaristica; il secondo, detto “relazionale-dialogico”, frutto dell’autocomprensione dell’ethos cristiano nel contesto delle diverse realtà culturali in cui il popolo di Dio si trova oggi a vivere. Nel superamento del modello antropologico individualista a vantaggio di un rinnovato modello antropologico personalista, che rimette al centro la persona, la pervasività della dimensione sessuale, i vissuti e i significati, i valori relazionali e intersoggettivi della sessualità e, in ultima analisi, il rapporto fra amore e sessualità, e possibile ritrovare l’unita della persona, ovvero l’unita del corpo e del cuore. L’amore, il donarsi totalmente all’altro e perciò la cura più efficace della fragilità affettiva.
Sono due gli aspetti costitutivi dell’amore. In primo luogo, amare vuol dire donarsi, (essere per gli altri) e ricevere (essere con gli altri). In secondo luogo, la persona e chiamata a lasciarsi amare e ad amare. Il sentirsi amati genera l’amore, dà la capacita di amare sé stessi e gli altri. L’amore per gli altri passa attraverso l’amore per sé stessi. Chi si ama nella sua umanità ama gli altri con la stessa energia d’amore. L’amarsi rappresenta il vero nodo della fragilità affettiva. Infatti, ogni essere umano si ama e ama per come si è sentito amare all’interno della sua famiglia. Ricevere amore, principalmente dai propri genitori, e fondamentale per amare. E la base della fiducia in sé stessi e negli altri, ma anche la base dell’unita della persona. Ogni essere umano ha il diritto, la capacita e la responsabilità di amarsi per amare. Sottomettersi alla logica del proprio bisogno personale affettivo compromette l’autenticità delle relazioni interpersonali; pertanto e necessario che l’uomo operi un trascendimento di tale bisogno assumendo la logica del dono totale di sé all’altro, sorgente e collante di ogni relazione affettiva. L’amare, l’essere dono per l’altro e la missione che ciascuno di noi deve svolgere per poter contrastare con determinazione la cultura dominante oggi, nella quale, l’altro e diventato estraneo, guardato con sospetto e strumentalizzato.
L’A. documenta con ricchezza e competenza la sua analisi della fragilità umana nel complesso mondo delle relazioni affettive, come si può facilmente rilevare dalle numerose citazioni bibliografiche, le quali possono costituire un utile sussidio per il lettore che volesse approfondire le tematiche trattate. Apprezzabile e il continuo richiamo di alcune categorie fondamentali dell’esistenza umana: persona, relazione, amore, vita, sessualità. Rilevante l’attenzione che l’A. – nell’affrontare gli aspetti biomedici, psicologici, filosofico-antropologici della affettività e della sessualità – mostra per le acquisizioni più recenti in campo medico, scientifico. Il linguaggio sobrio rende l’esposizione chiara e lineare, permettendo al lettore di avere una lucida visione dell’antropologia, dell’etica e dell’etica sessuale cattolica. Nel complesso ritengo la lettura del libro di grande interesse, perché consente ai lettori di conoscere il vero logos dell’amore e della sessualità che il Creatore ha voluto fin dall’origine della creazione dell’uomo, e rappresenta il paradigma di autenticità dell’affettività e della sessualità.
Tratto dalla rivista “Rassegna di Teologia”n. 1/2014
(http://www.rassegnaditeologia.it)
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