Citazione spirituale

Antonio segreto

-

La forza di un uomo

 
di

Nicola Vegro


Copertina di 'Antonio segreto'
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EAN 9788825044805

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Descrizione
Allegati: Prologo
Tipo Libro Titolo Antonio segreto - La forza di un uomo Autore Editore Edizioni Messaggero EAN 9788825044805 Pagine 616 Data novembre 2019
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tonio segreto
Nicola
Vegro



Antonio
segreto
La forza
di un uomo

Romanzo storico
Crediti fotografici copertina:
Diocesi di Padova, Ufficio beni culturali, Archivio fotografico.



ISBN 978-88-250-4480-5
ISBN 978-88-250-4481-2 (PDF)
ISBN 978-88-250-4482-9 (EPUB)

Copyright © 2019 by P.P.F.M.C.
MESSAGGERO DI SANT'ANTONIO ' EDITRICE
Basilica del Santo - Via Orto Botanico, 11 - 35123 Padova
www.edizionimessaggero.it
A papà Vitto
e al mio grande amico Alberto.
Sicuramente la vostra opinione e i vostri commenti
avrebbero arricchito ogni pagina di questo libro.
Siete sempre nel mio cuore.
Niente è più falso dell'immagine dei santi
che ornano le nostre chiese,
e che vivono nella nostra immaginazione,
con il loro atteggiamento patetico,
quell'aria malinconica,
quel che di anemico e di evanescente
che emana da tutto il loro essere,
come fossero degli eunuchi.
No, i santi sono capolavori di Dio,
persone straordinarie
che hanno forzato le porte del cielo.
Il loro coraggio è senza limiti
e si immergono nella vita senza sosta,
alla ricerca della Verità.
Nota dell'Editore
Basandosi su documenti e avvenimenti storici, il romanzo riela-
bora con libertà artistica e immaginativa la vita di sant'Antonio.
A mo' di esempio: per il periodo in cui Fernando vive a Coim-
bra come canonico agostiniano, si è ritenuto opportuno, per non
confondere il lettore, chiamare 'monaci' i 'canonici agostiniani'
e utilizzare il termine 'monastero' anziché 'canonica' per il luogo
nel quale essi vivevano.
Molti dialoghi di sant'Antonio, inseriti della narrazione, sono
ispirati ai Sermones da lui scritti. Quando la citazione dai Sermones
è letterale il testo è rientrato in corsivo.
La supervisione storica è di Luciano Bertazzo ' direttore del
Centro Studi Antoniani, docente di Storia della Chiesa nella Fa-
coltà Teologica del Triveneto ' il quale afferma: «Durante la stesu-
ra del romanzo, la ricerca storica ha evidenziato alcuni particolari
inediti della vita del Santo che, se avvalorati da ulteriori studi,
potrebbero costituire una valida scoperta».
Prologo
Béziers, 22 luglio 1209

Sembrava domenica.
Madeleine si era alzata di buon'ora, prima ancora che il sole
iniziasse a scaldare il giorno e, senza fare rumore, a piedi nudi era
scesa giù per le scale, sino al giardino, per raccogliere dei rametti
d'edera ben proporzionati da intrecciare uno all'altro: in un gior-
no speciale, voleva comporre una ghirlanda da poggiare sul capo.
Per un anno intero aveva atteso e, finalmente, quel giorno era
arrivato.
Era la sua festa; anzi, era una doppia festa.
Lei avrebbe compiuto sedici anni e sarebbe diventata donna,
e con lei la città avrebbe festeggiato santa Maria Maddalena, la
prima ad annunciare al mondo la risurrezione di Gesù. Era un
segreto, ma lei era felice di portare il suo stesso nome.
' Madeleine, hai un nome importante, sai ' le diceva di tanto
in tanto la sua cara balia lisciandole i capelli, ma non appena sen-
tiva i passi del conte avvicinarsi, cambiava subito discorso.
Il conte era un uomo molto pacato e di buon senso, ma non
voleva che in casa sua si facessero certi discorsi, tantomeno di
fronte alla piccola Madeleine, la sua unica e diletta figlia.
Santi, crocifissi e immagini sacre non appartenevano a quella
casa.
Madeleine un poco s'imbronciava perché invece amava ascol-
tare quella storia e non appena il padre si allontanava, pregava la
balia di continuare il racconto.
' È risorto... è risorto... Gesù è risorto! ' sussurrava la donna
evocando il prodigioso evento; e quel filo di voce, le mani incro-
ciate sul petto oppure poggiate sulla bocca per frenare il grido di
stupore, prendevano forma viva nella fantasia della piccola.
Quella notte aveva sognato un bellissimo unicorno.
Porta fortuna' ' si chiese Madeleine mentre sceglieva con cura
ogni ramoscello.
Pensò che nel sogno vi fosse celata la risposta e prima che le
flebili immagini si disperdessero nella luce del giorno, mentre stri-

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sciava i piedi sull'erba intrisa di fresca rugiada, cercò di riviverne il
ricordo per cogliere qualche recondito significato.
Bianco come la neve, l'unicorno stava immobile ai piedi di un
albero fiorito: era bellissimo e il suo candore era così intenso che
pareva evanescente. Somigliava a un cavallo di piccole dimensioni
e, sotto il mento, una barbetta ispida e arricciata ricordava il muso
di una capretta.
Ma la cosa più meravigliosa era il suo lungo corno bianco.
Posto al centro della fronte, si innalzava avvolgendosi a torci-
glione con una geometria perfetta. Si diceva che quel corno, di
avorio purissimo, avesse il magico potere di rendere innocuo qual-
siasi veleno. Molti uomini erano partiti alla ricerca di quell'essere
straordinario: avevano battuto selve inesplorate, valicato mon-
tagne, guadato fiumi e laghi e mefitiche paludi inaccessibili agli
umani e, se qualcuno vantava la fortuna di averlo incontrato, mai
nessuno era riuscito a catturarne un esemplare. Nella foschia del
mattino, l'unicorno aveva fiutato la sua presenza ma non ne sem-
brava spaventato: l'aveva guardata a lungo e il suo sguardo langui-
do e acquoso sembrava colmo di un'infinita nostalgia.
Povero caro ' ricordava di aver pensato Madeleine nel son-
no, mentre il suo animo un po' si rattristava. In lontananza, si
sentirono squillare delle trombe e a quel suono l'unicorno si fece
nervoso e irrequieto; scosse più volte la testa ponendola da un lato
continuando a fissarla. A Madeleine parve che, in quello sguardo
velato, la magica creatura volesse indicarle qualcosa.
Che cosa mi vuol dire' ' si chiedeva mentre osservava il respi-
ro dell'unicorno divenire inquieto e addensarsi nell'aria fresca del
mattino. Ma per quanto faticasse, non riusciva a comprendere il
senso di quel gesto. Sapeva che solo lo spirito puro di una vergine
poteva ammansire quella magica creatura e poiché a lei questo
era permesso, provò allora ad avvicinarsi. Fece per muoversi, ma
l'animale scattò sulle zampe, arretrando di qualche passo.
Non essere spaventato, voglio solo accarezzarti ' avrebbe vo-
luto dirgli ' ma l'unicorno scosse visibilmente la testa, una volta
e poi un'altra ancora, sempre dallo stesso lato, alla maniera di un

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cavallo arabo ben addestrato. Con meraviglia, Madeleine compre-
se che in quel movimento ripetuto, si celava un messaggio.
Che cosa vuoi dirmi, fammi capire ' ma le parole non pren-
devano suono e lei si accorse che non riusciva a parlare. Il sole di
colpo svanì, il cielo divenne plumbeo e lei si sentì pervasa da un
inspiegabile senso di smarrimento.
Che succede' ' si chiedeva, agitandosi nel sonno. D'un tratto
comprese: l'unicorno le indicava di seguirla. Era come se le dices-
se: «Vieni via da qui... via da qui...» provocandole un improvviso
senso d'inquietudine.
Dove devo venire' ' si chiedeva Madeleine agitata. Si udirono
ancora degli squilli di tromba, questa volta più vicini, e l'unicorno
la fissò ancora intensamente, sempre più impaurito.
' Via da qui... via da qui ' diceva l'unicorno.
Un altro squillo di tromba, più forte e ravvicinato, e l'unicorno
irrimediabilmente spaventato scattò di lato, scomparendo dentro
il verde della fitta boscaglia.
Madeleine si svegliò irrequieta e madida di sudore, e le ci volle
un po' prima di capire che era stato solo un sogno.
Nel riviverlo, provò ancora una cupa sensazione di tristezza
che passò subito nell'ammirare la sua ghirlanda finita. Madeleine
la posò sui capelli rossi e s'immaginò vestita di tutto punto, con
l'abito nuovo, in leggero panno rosa, che la mamma le aveva con-
fezionato per quel giorno speciale. Durante la cerimonia, sotto il
morbido drappeggio che lei con cura avrebbe tenuto sollevato da
un lato, tutti avrebbero ammirato il sottogonna in panno azzur-
ro e le scarpe con la punta lunghissima che, in gran segreto, zia
Teresa le aveva portato da Parigi. Nel vederla così agghindata, suo
padre avrebbe espresso il proprio totale disappunto, aggrottando
la fronte e chiudendosi in un silenzio inespugnabile, ma alla fine,
lei ne era sicura, l'avrebbe perdonata e a tarda sera, poco prima di
coricarsi, posandole un bacio sulla fronte, le avrebbe sussurrato:
' Sei la mia principessa, ma tieni sempre a mente che la vanità
è nemica di ogni virtù. Ricordi che cosa insegna Matteo nel suo
Vangelo'

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«Chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» '
lei avrebbe risposto, e la notte avrebbe portato il riposo accomo-
dando ogni cosa.
Strisciando i piedi sull'erba imperlata, Madeleine gustava quel-
la piacevole sensazione, e ritoccando le foglioline della sua ghir-
landa, si preparava a vivere ogni momento di quella giornata: sa-
rebbe stato un giorno meraviglioso e lei... sarebbe stata bellissima.
Creatura bellissima ' pensò donna Caterina affacciata alla fi-
nestra, e a fatica riuscì a frenare un improvviso bisogno di gridare.
Il sonno era stato leggero. Nel dormiveglia, aveva sentito il suono
dei piedi nudi percorrere il pavimento della sala e poi scendere le
scale e allora anche lei si era destata e, senza farsi scorgere, si era
messa alla finestra per vegliare la sua magnifica creatura alla prima
luce dell'alba.
Pareva proprio un angelo del cielo.
La tunica in lino bianco copriva il corpo esile ma ben propor-
zionato; i seni erano maturi e la sua bambina ormai era pronta per
prendere marito.
Vedrò mai i tuoi seni allattare' ' un profondo senso d'inquie-
tudine le invase il petto, facendole mancare il respiro, proprio
come quella volta che la credeva caduta nel pozzo e invece, grazie
a Dio, si era trattato solo di una suggestione, un'esagerazione det-
tata dall'eccessiva apprensione materna.
Forse era così ' pensò donna Caterina ' forse stava ancora esa-
gerando, e la tensione che le pesava sul petto un poco si attenuò;
poco prima, avrebbe voluto gridarle:
' Fuggi, fuggi amore mio, corri... vattene da qui... fa' presto
' ma ora nel vederla così radiosa, con la ghirlanda d'edera appena
poggiata sulla chioma ramata, per nulla al mondo avrebbe rovi-
nato la serenità della sua magnifica creatura, di quello splendido
dono di Dio.
' Dono di Dio' Di quale Dio' ' aveva tuonato la voce di suo
padre.
Erano passati più di sedici anni, ma non aveva mai dimenticato
il suono di quelle parole così dure e così violente; lei, la giovane

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Caterina, nell'ascoltarle era rimasta come senza vita: perché tanta
cattiveria' ' si era chiesta per giorni interi e notti interminabili.
' Hai anche il coraggio di chiedermi perché' Perché ti sei
unita a una persona senza Dio! ' era la risposta.
Suo padre era morto presto, a causa di una caduta da cavallo.
Era successo poco prima che la sua creatura vedesse la luce del
mondo e lei, oltre al dolore per la morte, era dispiaciuta per non
avergli potuto dimostrare che quei giudizi erano proprio senza
alcun fondamento: certo, non si erano sposati, ma per lei non fa-
ceva differenza. Quell'uomo senza Dio, era divenuto conte, si era
dimostrato un compagno esemplare e soprattutto un padre pieno
di attenzioni. In quanto a Dio poi...
Sulla cornice del tetto, sopra la sua testa, un colombo sbatté
vigorosamente le ali e iniziò a tubare sonoramente.
Madeleine alzò lo sguardo e vide la madre alla finestra. Le sor-
rise, indicò la ghirlanda sulla testa e mimò un'espressione come a
chiedere: mi sta bene'
Donna Caterina annuì dolcemente soffiandole un bacio affet-
tuoso, ma nel suo cuore sentiva che avrebbe voluto morire in quel
momento.
Nell'azzurro fresco del cielo, il sole iniziava a scaldare e a dif-
fondere una luce dorata.
Percorrendo il corridoio che portava alla scala, il conte si fermò
davanti alla stanza padronale: vide donna Caterina affacciata alla
finestra e capì che stava osservando Madeleine, la loro figlia diletta.
La guardò a lungo, senza parlare e senza sapere che quell'immagine
si sarebbe fissata per sempre nella sua mente. Il Signore gli aveva
affidato due creature bellissime e lui era pronto a dare la vita per
custodire quel dono così prezioso. Avrebbe voluto avvicinarsi alle
sue spalle, piano piano, senza far rumore, come aveva fatto mille
volte, e cogliendola di sorpresa, avrebbe voluto cingerle i fianchi e
sussurrarle che era un uomo fortunato nell'avere una moglie per-
fetta e una figlia tanto amorevole. Ma nel vederla così assorta, non
volle disturbare quella sottile intimità e si diresse verso la scala che
scendeva nella sala dei ricevimenti, dove sapeva di essere atteso.

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Il calpestio degli stivali faceva vibrare il tavolato del pavimento
al primo piano, ed era segno che gli uomini, molti uomini, lo
stavano attendendo.
Al piano inferiore, il conte raggiunse la grande sala dei ricevi-
menti ed ebbe la conferma che era gremita di gente.
La notte era stata breve.
Sino a tardi gli uomini avevano vegliato, con gli occhi puntati
a osservare di là delle mura. Giù, in fondo, dove iniziava la pianu-
ra, la profondità del buio appariva costellata di mille luci e mille
bagliori tremolanti: era come se l'intera Via Lattea fosse caduta
sulla terra.
Dieci... cinquanta... cento, forse erano duecento. Tante volte
gli occhi provavano a contare ogni fiammella, ma ogni volta lo
sguardo si confondeva, perdendosi nei calcoli.
Non appena il conte comparve in sala, il brusio divenne più
intenso. Poi d'improvviso si quietò. Il vicediacono, con l'angoscia
impressa sul volto e provato dalla notte senza requie, gli venne
incontro per riferire la situazione: il visconte Ruggero era partito
nottetempo, diretto a Carcassonne, ma in sua assenza la situazio-
ne era precipitata. Il conte gli fece segno di calmarsi; il vicedia-
cono allora strisciò le mani sulle vesti per asciugare l'umidità dei
palmi, riprese fiato e continuò il rapporto dicendo che il vescovo
si era offerto di condurre una trattativa, ma che i rappresentanti
dei cittadini si erano opposti, decisi a non accettare alcuna condi-
zione. Altri invece erano incerti se resistere all'assedio o trattare la
resa, ed era per questo che ora molti di loro si erano riuniti nella
sala del consiglio, per sentire il giudizio del conte e prendere una
posizione. Mentre il vicediacono esponeva la situazione, il conte
aveva osservato i convenuti e il loro abbigliamento testimonia-
va una gran confusione di opinioni: molti portavano la spada ed
era segno che erano pronti a combattere; a molti altri pendeva
sul fianco una saccoccia di denaro, segno che propendevano per
l'offerta di un riscatto; altri ancora sembravano appena usciti dal
letto e si guardavano intorno come fossero prigionieri di un incu-
bo irreale. Il vicediacono continuava a parlare, ma il conte aveva

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smesso di ascoltarlo. Nella ressa di persone che affollavano la sala,
cercava il suo anonimo e fidato emissario a cui aveva dato l'audace
compito di esplorare nottetempo la situazione al di là delle mura.
Tra le teste spuntò lo sguardo che cercava.
Quando il conte ebbe la certezza di essere osservato, strinse
lo sguardo come a chiedere l'informazione che tanto aspettava.
L'attento emissario colse il segnale e rimandò la risposta: scosse
più volte la testa, accompagnando il movimento con uno sguardo
intriso di inevitabile arresa.
La risposta era lapidaria: nessuna speranza.
Il conte sentì una fitta al petto e d'istinto, come fosse una frec-
cia conficcata, strappò dalla carne quel dolore.
Devo trovare una soluzione ' pensò, cercando di raccogliere
tutte le sue forze.
Ma i suoi pensieri furono interrotti da un sordo e violento fra-
gore che fece vibrare le tavole del pavimento.
Fuori, gli uccelli tutt'intorno tacquero.
Nella grande sala vi fu un improvviso silenzio.
Nel giardino Madeleine istintivamente guardò verso la finestra.
Donna Caterina vide lo sguardo atterrito della sua bambina.
Il conte pensò alle mura della città e alle sue creature indifese.
' HANNO SFONDATO''! ' urlò terrificata una voce dall'alto
della torre.
Pochi istanti dopo, il mondo finì.

*'*'*
Quando bussarono alla porta, la notte ormai era inoltrata.
Senza attendere risposta, il decano, accompagnato da un alto
funzionario, spinse la pesante porta di noce intarsiato ed entrò
nella stanza papale.
Chino sul letto, con il busto sorretto da due voluminosi cu-
scini, un uomo scapigliato dagli occhi azzurri sembrava attendere
quell'insolita ambasciata.
Il drappello si avvicinò al letto papale, mostrando un rotolo di

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pergamena ancora sigillato. Bastò un gesto della mano, e tolti i
bolli in ceralacca, il decano diede inizio alla lettura:
«Al Padre Santissimo e signore Innocenzo, per grazia di Dio
Sommo Pontefice, il frate Arnaldo, abate di Cistercio, e Mi-
lone, suo umile servo, inviano l'ossequio devoto di una vo-
lontaria servitù e umilmente augurano salute...».
Spazientito, il pontefice fece cenno di saltare le formule di cir-
costanza.
«Poiché non vi è forza e non vi è saggezza contro Dio, dopo
lungo assedio e per intercessione Divina, nel giorno della fe-
sta di santa Maddalena, la città di Béziers fu presa, e poiché
i nostri non guardarono a dignità né a posizione sociale, né
a sesso o età, quasi ventimila uomini e donne morirono di
spada. Fatta così una grandissima strage dei nemici, la città
fu saccheggiata e poi bruciata: in questo modo straordinario
la colpì il mirabile castigo divino».


Béziers, 29 luglio 1209

L'ambasciata era conclusa.
Disorientato, il sommo pontefice portò le mani alle tempie e
chiuse gli occhi. Poco dopo, quando li riaprì, il suo sguardo ac-
quoso sembrava essersi destato da un sogno terrificante: confuso,
fissava il vuoto davanti a sé, ancora in preda alle orrende visioni
suscitate dalla missiva.
' No... no... Non era questo che intendevo, non era questo...
Nel vederlo in quello stato, il suo giovane assistente fu percorso
da un brivido: il vicario di Cristo aveva le sembianze di un uomo
smarrito. Nessuno osava nemmeno respirare.
In silenzio, assistevano alla fragilità di quell'uomo che improv-
visamente sembrava avere il doppio dei suoi anni: con lo sguardo
sperduto il santo padre guardava intorno a sé cercando una rispo-

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sta. Poi all'improvviso, in uno scatto d'impeto, allontanò le pesan-
ti lenzuola che lo avvolgevano e, deciso a reagire, eresse il busto,
puntò le mani sul morbido strapunto e raggiunse il ciglio del letto,
dove sporse le gambe nel gesto di scendere.
' Santità, si lasci aiutare ' disse prontamente il prelato avvi-
cinandosi.
Respingendo ogni aiuto, il pontefice scese dal letto e si diresse
all'altarino mobile posto vicino alla finestra. Subito l'assistente lo
seguì, coprendogli le spalle con una pelliccia argentata.
' È forse questa la strada che il Salvatore ci ha indicato' Dov'è
l'umiltà' Dov'è il perdono' Ci siamo smarriti e siamo caduti nel­
l'errore e nell'inganno...
Mentre si avvicinava al luogo della sua preghiera, il santo padre
annuiva ripetutamente, come se avesse trovato l'esatta chiave di
lettura.
' Sì, nell'inganno: nel timore di perdere credibilità, e nella
speranza di salvare le anime deviate dalle menzogne degli eretici,
abbiamo offerto il braccio a lupi travestiti da agnelli; abbiamo
incoraggiato prìncipi e sciacalli senza scrupoli, che col pretesto di
difendere la Chiesa hanno saccheggiato e depredato, al solo scopo
di riempire i loro forzieri. Assassini che, spergiurando il nome di
Dio, hanno perpetrato crimini orribili...
Il prelato si genuflesse inserendosi nella riflessione:
' Santo padre, come potevamo immaginare simili sviluppi'
All'istante, riacquistando la sua rinomata energia, il pontefice
rispose perentoriamente:
' Chi ha la responsabilità di governare, ha anche il dovere di
prevedere! E di prevenire! Che cosa si dirà di me' Che ero un san-
guinario' Che il vicario di Cristo fondava la sua autorità su incen-
di e omicidi, che torturava le chiese e perseguitava gli innocenti'
No, no, mio Dio... perdona.
Piegato dal dubbio, il pontefice cercò di abbracciare suppli-
chevole i piedi del crocifisso, ma prontamente il suo assistente lo
soccorse cercando di dissuaderlo.

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' Santo padre, non faccia così! Deus quos probat, quos amat
indurat. È attraverso la prova che Dio rende forti coloro che ama.
Ma il pontefice con un gesto della mano lo fermò:
' Mio buon decano, dobbiamo finirla di avere la bocca piena
di frasi fatte...
Provato dal dolore, il pontefice allontanò ogni gesto di premura.
Raggiunse il grande crocifisso al lato della stanza e s'inginocchiò.
' Non è questo che Dio ci chiede, non è questa la sua volontà!
In questi giorni la Chiesa si è macchiata di crimini così gravi che
un giorno sarà tenuta a risponderne e a cospargersi il capo di ce-
nere, chiedendo umilmente perdono dei suoi peccati.
Con lo sguardo inumidito dal rimorso, il santo padre si fece il
segno della croce e abbracciò i piedi del crocifisso.
Quando si alzò in piedi, il pontefice non volle nemmeno in-
crociare lo sguardo del decano: ordinò al giovane assistente che gli
fosse avvicinato l'inginocchiatoio e indirizzò al prelato una tacita
quanto perentoria richiesta. Controvoglia, il prelato dovette ese-
guire: impartì alle guardie l'ordine di uscire e poi, insieme a loro,
lasciò la stanza.
Rimasti soli, il santo padre prese le mani del confessore e, come
un bambino, pose il proprio viso tra di esse.
' Guardati intorno, Tommaso: è questo che tu volevi'
' Santo padre, io...
' Ci conosciamo da così tanti anni... rispondimi con sinceri-
tà: è davvero questo ciò che tu sognavi'
Il suo fidato confessore gli strinse le mani e con commosso
dissenso scosse la testa.
' La violenza genera violenza, la morte altra morte. Ad un
tratto tutto si fa buio, oscuro, impenetrabile: dov'è la strada' qual
è la via' Sapessi quante volte, in questi anni difficili, prima di
dormire, nella penombra della notte, ho provato l'angoscia di
trovarmi in mezzo al mare. Ero solo e disperato. Allora pensa-
vo: come si orienta una nave nella notte' Nel buio della notte il
marinaio non si scoraggia, mi dicevo, alza gli occhi al cielo per

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il 9 marzo 2020 alle 12:49 ha scritto:

O si scrive un romanzo (ma che sia aderente alla storia che conosciamo) o si scrive un saggio, ma argomentando. Queste operazioni blasfeme e inquietanti che senso hanno? La qualità della scrittura a questo punto non ha più peso. Dire che si sta scrivendo dell'Antonio "uomo" che senso ha? Non era un uomo? Era un asgardiano?

il 6 aprile 2020 alle 15:43 ha scritto:

Bel libro, merita di essere letto, mostra un Sant'Antonio molto umano

il 28 aprile 2020 alle 15:41 ha scritto:

Piacevole, scorrevole, credibile per il periodo storico, interessante per chi ha fede e anche per chi non ne ha, questo libro esalta l'uomo umile con tutte le sue debolezze che diventano forze di fronte alle ingiustizie, libro che fa riflettere.

il 17 maggio 2020 alle 08:55 ha scritto:

È una rilettura nuova e documentata del grande e sempre amato santo francescano.
L'autore con competenza e stile diretto ci accompagna alla scoperta di un uomo innamorato di Dio che lotta, ama e gioisce della presenza del Creatore.

il 19 giugno 2021 alle 23:26 ha scritto:

Scrivere un romanzo storico su una figura importante come Sant'Antonio è un impresa difficile e che non può che dividere i lettori nei giudizi. Resterà deluso chi si aspetta un romanzo biografico in senso stretto, basato sugli episodi noti della vita del Santo, la chiave di lettura sta nel titolo, in quella parola "segreto". Infatti il libro colma essenzialmente la storia di vita del Santo che non conosciamo, che non ci è stata tramandata, ma che forse si può intuire attraverso i suoi scritti. Così ha fatto l'autore attraverso un rigoroso studio dei testi e una accurata ricostruzione del contesto storico ha immaginato una vita del Santo.

il 26 dicembre 2021 alle 15:20 ha scritto:

Consiglio questo magnifico libro a tutti e spero che Nicola Vegro continui a scriverne molti altri.

Usato come nuovo:

Libro in condizioni pari al nuovo.

Privo di segni d`usura e di qualunque tipo di danno o vizio.

Trattasi, nella maggior parte dei casi, di libri acquistati da privati o biblioteche pubbliche o private in condizioni pari al nuovo, che vengono ceduti poiché costituiscono doppioni.


Usato in buone condizioni:

Libro in buone condizioni generali, del tutto fruibile.

Rispetto ad un libro "come nuovo" presenta però segni di usura che possono essere di vario genere.

I piu frequenti: sottolineato, copertina usurata, pagine ingiallite, orecchie d`asino.

Per ciascun libro sono precisamente indicati i segni di usura che presenta.