Trova il centro dentro te
(Anselm Grün)EAN 9788825037838
Disponibile anche come | Prezzo |
---|---|
E-book | 8,40 € |
ANSELM GRÜN
CLEMENS BITTLINGER
TROVA IL CENTRO
DENTRO DI TE
Sei invitato!
Dio ci vuole incontrare:
«Sii tutto presso di me!»
Cara lettrice, caro lettore,
come posso superare l'estraneità' Come posso
vivere la vicinanza ' essere in me stesso' Essere inte-
ramente presso Dio' Sperimentare la sua vicinanza,
forse per la prima volta'
Avviciniamoci e ascoltiamo le sette espressioni «Io
sono» che vengono dalla bocca di Gesù. Sette espres-
sioni in cui egli rivela il mistero della sua persona e
il mistero della sua relazione con noi.
In queste parole egli vorrebbe guidarci verso se
stesso, nella sua vicinanza, affinché con lui e in lui
viviamo i nostri giorni. Gesù ci ha mostrato che in
ogni cosa egli ci viene incontro, in ciò che giorno
dopo giorno ci salta agli occhi: nell'acqua, nel pane,
nella vite, nella porta, nel pastore, nell'energia vitale
che scopriamo in noi e negli altri.
Così Gesù vorrebbe aprici gli occhi, per farci ca-
pire che egli cammina con noi nel nostro tempo,
per farci penetrare sempre più profondamente nel
mistero della nostra redenzione, nel mistero della
5
nostra libertà interiore e nel mistero del suo amore,
che ci tocca in tutto ciò che ci circonda.
Vi auguriamo un tempo benedetto di lettura e
di vita, in cui Gesù vi apra gli occhi per scoprire la
ricchezza della vostra vita.
Anselm Grün & Clemens Bittlinger
6
Fermarsi e rientrare
in se stessi
Il Mercoledì delle Ceneri molti cristiani nel mondo
ricevono sul capo un segno di croce, tracciato con
la cenere, insieme con le parole: «Convertiti e credi
al Vangelo».
Questo antico rituale vorrebbe invitarci a invertire
la direzione delle nostre strade ' quelle strade, cioè,
che non ci fanno andare in avanti ' e ci indica che
dovremmo percorrere invece la strada che ci porta
verso Gesù, anzi questa è la strada che Gesù stesso
percorre con noi.
Il termine greco per «convertirsi» (= metanoein)
significa propriamente «cambiare mentalità». Quindi
dovremmo incominciare dal nostro modo di pensare.
Noi pensiamo in modo sbagliato. Spesso i pensieri
che facciamo sulla nostra vita e sulla nostra persona
sono del tutto errati.
Con le sette espressioni che Gesù ci rivolge, egli
vorrebbe invitarci a cambiare il nostro modo di pen-
sare. Dovremmo guardare dietro le cose. Non basta
semplicemente vedere ciò che appare nella facciata.
Così ci sfugge la realtà autentica. Il mondo intero,
così dice Gesù nelle sette espressioni che cominciano
con «Io sono'», parla di Dio, parla della relazione
di Gesù con noi.
7
Gesù vorrebbe invitarci a essere totalmente pre-
senti a noi stessi nel nostro modo di pensare e nello
stesso tempo essere totalmente vicini a lui. Egli ci
fa entrare nella sua scuola per imparare un modo
nuovo di vedere la realtà.
Scuola è un termine che deriva dalla parola gre-
ca «scholé» che significa «tempo libero». Abbiamo
bisogno di tempo libero per riflettere sulle cose
essenziali della nostra vita. Scholé deriva da «echein»,
che significa «stare dentro di sé». Nel rimanere dentro
di noi stessi scopriremo Gesù, che abita interiormen-
te presso di noi ed è dentro di noi. In lui troviamo
il sostegno sicuro, per dare forma alla nostra vita e
plasmarla in modo che corrisponda al suo spirito.
AG
Fermarsi dentro di sé'
e interiormente scoprire Gesù.
8
«Io sono il pane»
Essere fortificati
Mi immagino di entrare in una panetteria, in cui
ci sia ancora un forno che cuoce il pane. La prima
cosa che mi entra nel naso è il profumo meraviglioso
del pane appena sfornato. È un profumo così intenso
che mi fa venire l'acquolina n bocca.
L'occhio gode nel vedere le pagnotte così bene
allineate e cerca di scegliere un pane che non sia
troppo scuro. La commessa avvolge la pagnotta nella
carta e me la porge in un leggero pacchetto. Come
si sente al tatto, si tratta di un buon pane. Forse mi
fermo ancora un poco, perché il mio naso possa
percepire e trattenere ancora profondamente questo
profumo.
Arrivato a casa, prima o poi taglierò questo pane:
come suona bene il rumore della crosta che si spez-
za! Ogni pezzo di pane ha un suono diverso. E poi
viene il momento in cui mi taglio una bella fetta di
pane e forse me la spalmo bene con burro e ricotta
fresca'Uhm!
Mi cerco un buon posto per gustare con piena
consapevolezza questa prima fetta di pane.
Se Gesù definisce se stesso come il «pane», ciò
9
significa che mi vuole incontrare in modo completo.
Ora capisco: la fede non riguarda soltanto il mio
intelletto o il mio cuore, no, vengo fortificato inte-
ramente e vengo afferrato dalla sua realtà.
CB
Gesù: la sua realtà mi vuole irrobustire e
afferrare in ogni mia dimensione.
Il pane della vita
Il pane rappresenta tutto ciò di cui abbiamo fame,
ciò che ci nutre, ciò di cui e per mezzo del quale
viviamo. Nel Padre Nostro preghiamo per ottenere
il pane quotidiano, di cui abbiamo bisogno per poter
vivere. Gli israeliti nel deserto gridavano per ave-
re il pane, poiché si sentivano minacciati di morire
di fame. Mormoravano contro Mosè e contro Dio:
«Fossimo morti per mano del Signore nella terra
d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola
della carne, mangiando pane a sazietà» (Esodo 16,3).
Dio rispose agli israeliti per bocca di Mosè: «Ecco,
io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo
uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un
giorno» (Es 16,4).
Gli israeliti avevano bisogno di pane per soprav-
vivere. E Dio fa piovere questo pane dal cielo. Fa sì
che al mattino cada sul suolo del deserto uno strato
di rugiada: «Quando lo strato di rugiada svanì, sulla
superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa,
minuta come la brina sulla terra» (Es 16,14).
10
È questo il pane dal cielo che Dio dona agli
israeliti, perché possano compiere il loro cammino
attraverso il deserto. A questo racconto si riferisce
Gesù, quando, nel Vangelo di Giovanni, dice: «Io
sono il pane della vita; chi viene a me non avrà mai
fame» (Gv 6,35).
Gesù ha il coraggio di identificare se stesso con
il pane del cielo che Dio aveva donato agli israeliti
nel loro cammino attraverso il deserto. Se noi rivol-
giamo lo sguardo a Gesù, sperimentiamo un nuovo
vigore che ci sostiene nel nostro cammino attraverso
il deserto della vita.
AG
Gesù: pane della vita, che ci dà nuovo vigore
nel cammino attraverso il deserto.
Nutrimento dell'amore: il pane spezzato
Nel Vangelo di Giovanni il discorso di Gesù sul
pane di vita culmina in queste parole: «Il pane che io
darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).
I primi tre Vangeli ci narrano che Gesù, duran-
te l'ultima cena prima della sua morte, ha preso il
pane e ha dato se stesso ai discepoli sotto la forma
del pane spezzato: «Poi prese il pane, rese grazie,
lo spezzò e lo diede loro dicendo: 'Questo è il mio
corpo, che è dato per voi. Fate questo in memoria
di me'» (Luca 22,19).
L'eucaristia, la Cena del Signore, è il luogo in cui
la parola di Gesù «Io sono il pane della vita» diventa
11
realtà ogni giorno. Qui egli ci dà se stesso come
cibo. Ma Gesù si è identificato con il pane spezzato.
Questo pane spezzato rappresenta la sua morte sulla
croce. Là Gesù è stato spezzato per noi, affinché la
nostra vita non vada in frantumi, bensì la facciamo
sbocciare per Dio, aprendoci al nostro vero Sé e
donandoci ai nostri fratelli e sorelle.
Donando se stesso per noi sulla croce, Gesù di-
venta il nutrimento del nostro amore. Mentre man-
giamo il pane che lui ci dona, prendiamo parte al suo
amore, quell'amore che penetra in noi sempre di più,
affinché diventiamo capaci di donarci uno all'altro,
per aprirci uno all'altro e portare frutti d'amore.
AG
Gesù: spezzato per noi,
affinché la nostra vita non vada in frantumi,
bensì fiorisca e porti frutti d'amore.
Che cosa ci sazia, che cosa ci nutre
Gesù, come ci raccontano i primi tre Vangeli, ha
digiunato quaranta giorni nel deserto. Ha rinunciato
al pane, perché era convinto che Dio stesso lo nu-
triva. Ma dopo aver digiunato per quaranta giorni,
ebbe fame: «Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: 'Se
tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino
pane'» (Matteo 4,3).
Gesù dovrebbe utilizzare la sua potenza divina per
procurarsi nutrimento sufficiente, dovrebbe perfino
trasformare le pietre in pane, per placare la sua
12
fame. Ma Gesù scaccia il diavolo citando una fra-
se della Scrittura presa dal libro del Deuteronomio:
«Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4; cf. Dt 8,3).
Noi non viviamo soltanto per quello che possia-
mo mangiare. C'è anche un nutrimento spirituale e
religioso. Le parole di Gesù sono pane per il nostro
spirito. Egli ci nutre con esse. Ed è un nutrimento che
non ci fa morire. Gesù ricorda ai giudei il pane che
i loro padri hanno mangiato nel deserto e poi sono
morti. Ma Gesù dice: «Io sono il pane vivo, disceso
dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in
eterno» (Gv 6,51).
Noi dovremmo masticare le sue parole a lungo,
come dicevano i monaci dei primi secoli del cristiane-
simo: bisogna «rimasticare» continuamente la parola
di Dio. In tal modo tutto il corpo viene colmato di
gioia. La Parola nutre il corpo e lo riempie di gioia. E
la gioia è un nutrimento che si conserva più a lungo
del pane esteriore, con il quale si tenta di tappare
l'insoddisfazione dell'anima.
AG
Gesù: 'masticare' le sue parole come pane.
Ricevere ' aprirci ' trasmettere il dono
Gesù ha visto nel pane non soltanto il cibo che nu-
tre, ma anche un simbolo della sua vita. Il pane viene
cotto nel fuoco del forno. Si potrebbe dire: Gesù fu
cotto per noi nel forno infuocato della sua passione,
13
affinché noi potessimo incontrarlo nel pane eucaristi-
co, nel pane dell'Ultima Cena come sorgente di vita.
Così possiamo inserire il suo amore nella nostra vita.
Mangiare, dal punto di vista psicologico, è un atto
di integrazione. Ciò che mangio diventa parte di
me. Giovanni in questo contesto utilizza la parola
«mangiare, masticare». Noi dedichiamo molto tem-
po a un problema, lo «mastichiamo» dentro di noi.
Mastichiamo una parola finché diventa una realtà
interiore. Mastichiamo il pane, in cui Cristo si dona
a noi, affinché questo pane penetri nel nostro corpo
e nel nostro spirito, affinché tutto il nostro essere sia
ricolmo dello spirito di Gesù.
Ma nostro compito è anche trasmettere ciò che
riceviamo. Dobbiamo aprire noi stessi verso gli altri
e trasmettere il dono che abbiamo ricevuto nell'am-
bito della conoscenza, dell'amore, dei talenti e delle
nostre qualità personali.
Tuttavia il dare si riferisce anche in modo del tutto
concreto alla condivisione di quanto possediamo ma-
terialmente. Quando nel Padre Nostro preghiamo:
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano», esprimiamo
la nostra dipendenza dai doni di Dio. Ma nello stesso
tempo riconosciamo che è il «nostro» pane e non il
mio proprio. Preghiamo Dio per ottenere il pane,
che ci appartiene in comune con gli altri, e quindi
che dobbiamo continuamente condividere fra di noi.
AG
Osiamo accogliere interamente il bene che Dio
ci dona, osiamo aprirci agli altri e trasmettere il
bene ricevuto!
14
Mangiare ' un momento sacro
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano», così
preghiamo nel Padre Nostro e abbiamo il sospetto
che questa invocazione per noi, nella parte ricca
e sazia del mondo, abbia e debba avere una mol-
teplicità di significati, ma non necessariamente la
preoccupazione di avere sufficienti provviste per la
giornata. Se dunque siamo già sicuri che la nostra
tavola e il nostro «pane quotidiano» ci sono dati in
modo del tutto ovvio, allora è bene renderci conto
precisamente di tutto questo e prima di mangiare
sarebbe bello fermarsi un attimo, guardare la tavola
preparata con amore e osservarla attentamente.
In molte famiglie non c'è più la tradizione di dire
una preghiera prima dei pasti. È un peccato ' perché
così va perduto qualcosa di bello e di benefico.
Se prima di mangiare ci poniamo attorno alla
tavola, con le mani appena lavate, se osserviamo
la tavola preparata e i cibi pronti, e stringiamo le
mani fra di noi, guardandoci negli occhi e recitando
insieme una preghiera, questo, sotto molti aspetti,
è un momento speciale, prezioso. Ci fermiamo un
istante, ci rallegriamo di essere insieme e per i doni
che Dio ci regala. E magari pensiamo anche che per
altre persone le cose non vanno così bene. Di questo
talvolta parliamo durante il pasto e riflettiamo su ciò
che si potrebbe fare, su ciò che noi concretamente
potremmo fare, affinché in questo mondo ci sia una
maggiore giustizia.
Ringraziamo Dio. Ci rendiamo conto del cibo che
mangiamo, e non lo inghiottiamo semplicemente,
15
ingozzandoci, senza pensare a nient'altro. Mangiare
e bere è un evento globale, comunicativo ' lo gustia-
mo come una comunità riunita attorno alla tavola,
come famiglia o amici che stanno insieme: i tempi
del mangiare diventano così momenti sacri.
CB
Oggi voglio percepire attentamente
come Dio mi colma di doni '
Non solo quando mi metto a mangiare.
L'amore di Dio è nutrimento per la vita
Nel Nuovo Testamento si racconta di come Gesù
un giorno fosse così premuto dalla folla che non
aveva nemmeno il tempo di riposare un po'. Perciò
salì su di una barca e andò verso l'altra riva del lago
di Genesaret, ma anche là si erano radunate circa
cinquemila persone. Gesù provò compassione per
loro e si dedicò per molto tempo a guarire i malati.
Ma poi i discepoli si sentirono davvero stanchi e
aspettarono il momento in cui Gesù finalmente si
accorgesse che era giunta l'ora di riposarsi: «Sul far
della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero:
'Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla,
perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare'»
(Matteo 14,15).
I discepoli, in fondo, avevano un buon motivo per
interrompere Gesù. Se lui non ci sentiva dall'orec-
chio del «facciamo una pausa», tuttavia la situazione
reale della gente era di grande stanchezza. Avevano
16
tutti fame e i discepoli ritenevano di avere un buon
motivo per mettere fine a ogni altra attività.
Ma Gesù risponde: «Voi stessi date loro da man-
giare» (Mt 14,16) ' prendetevi cura che la gente
si trovi bene, che si provveda anche al benessere
corporeo delle persone.
Proprio questo è il nostro compito come cristiani.
Dovremmo provvedere un nutrimento vitale, cioè
trasmettere l'amore di Dio agli altri in modo tale
che si sentano bene e non si trovino nell'angustia,
che sperimentino la propria esistenza umana come
qualcosa di sano e salutare, come una realtà che li
appaga e che è totalmente ben fondata: da Dio. Per
mezzo nostro. Questo nutrimento vitale è tutto da
scoprire nuovamente: per noi tutti!
CB
Condividiamo il pane della vita
che Dio ci dona ' oggi!
17
«Io sono la luce»
Dove c'è tenebra, c'è anche luce
Io sono la luce del mondo, non un faro che ac-
cieca,
e che ti mette in un angolo, non una fredda luce
al neon,
che sorveglia il tuo lavoro.
Io sono una luce che splende come fiaccola tre-
molante nella notte.
Io sono la luce del mondo, del mondo in cui tu vivi.
Io illumino il cammino che stai facendo. Non aver
paura delle tenebre:
fanno parte di te e appartengono a me. In esse
tu puoi capire che io sono presente.
Infatti dove c'è tenebra, là c'è anche la luce.
Io sono la luce che splende, che ti illumina e ti
aiuta a stare in te, sia nella luce come nelle tenebre,
che ti aiuta a vederti in modo nuovo:
guardati nella luce dell'amore e parti in cammino
verso il sole che sorge.
CB
«Io sono la luce del mondo.
Chi segue me non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita»
(Giovanni 8,12).
19
Gesù, la luce
L'immagine della luce si riferisce a una nostalgia ori-
ginaria dell'essere umano, la nostalgia della vita e della
felicità. Di una persona che sa amare si dice che è uno
sguardo di luce per la nostra vita. Oppure diciamo di
qualcuno: «Quanto tu entri nella nostra stanza, tutto di-
venta più luminoso. Sei un raggio di sole per le persone».
Ci fa bene sentire quando qualcuno ci dice che in noi
c'è lo splendore della luce. Ma ciò può essere anche un
pericolo: se ci identifichiamo con l'immagine del raggio
di sole, pretendiamo troppo da noi stessi. Ci sono si-
tuazioni in cui giungiamo al limite della nostra luce inte-
riore. Ci sono conflitti che non riusciamo a illuminare.
Tuttavia Gesù dice di se stesso: «Io sono la luce del
mondo. Chi mi segue non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Con la sua per-
sona Gesù porta luce nell'oscurità dell'uomo. Dove
c'è Gesù il mondo diventa più luminoso.
Chi osa affidarsi totalmente a questo Gesù non va
in giro brancolando nelle tenebre, non è mai privo
di orientamento, e la sua vita diventa più luminosa e
più felice.
Se faccio spazio a Gesù dentro di me, posso an-
ch'io essere luce di continuo per gli altri. Non sono
obbligato a essere sempre un raggio di sole. Ma posso
con riconoscenza supporre che, se sono trasparente
all'amore e allo spirito di Gesù, porto luce nel mio
ambiente di vita.
AG
Fare spazio a Gesù dentro di me significa
fare spazio alla Luce.
20
Senza luce non ci sarebbe nulla
Senza luce, senza il sole, non ci sarebbe la ter-
ra così come la conosciamo: non ci sarebbe alcuna
crescita, nessuna vita, nessun colore. Gli esseri uma-
ni come noi non potrebbero esistere senza questa
luce originaria, senza il sole. Per questo, dovunque
nel mondo, in tutte le religioni, il sole viene sempre
compreso come l'immagine simbolica della presenza
divina ' proprio perché ciò corrisponde alla nostra
esperienza quotidiana, per cui abbiamo bisogno del
sole e sappiamo che il sole rende bella e calda la
nostra vita e rischiara tutta la nostra esistenza.
Anche nella fede cristiana troviamo molti esempi in
cui il sole, che irradia la sua luce su ogni cosa, viene
paragonato all'amore di Dio.
E naturalmente la luce del sole non solo si può
vedere, ma anche si può sperimentare con tutti i
sensi. Non appena le fredde giornate se ne vanno e
fuori all'aperto si percepiscono nuovamente i caldi
raggi del sole, si vedono anche i primi «adoratori del
sole» che non vedono l'ora di stendere i loro corpi
alla sua luce vitale. Non fa meraviglia che la luce del
sole abbia un effetto immediato sul nostro umore e
sul nostro benessere personale.
Se noi cristiani da duemila anni paragoniamo il gran-
de Dio al sole, ciò dipende sicuramente dal fatto che
vogliamo esprimere una realtà: Dio ci fa bene, riscalda
i nostri cuori, porta colore nella nostra vita e luce nell'o-
scurità: senza di Lui non possiamo vivere.
CB
Sono invitato a mettere la mia vita nella Luce.
21
Noi cristiani siamo le uniche persone su questa
terra che vivono in base alla convinzione che Gesù
è veramente risorto. In passato chi voleva diventare
cristiano, doveva essere immerso completamente
nell'acqua del fonte battesimale; anche oggi questo
rito viene compiuto, benché non in tutte le chiese.
In tal modo viene simbolicamente espresso che sia-
mo immersi nella morte insieme con Gesù, per poi
riemergere insieme con lui nella risurrezione.
Chiunque crede e viene battezzato, muore e ri-
sorge con Cristo nel battesimo ' e continua poi a
vivere nella realtà della risurrezione; chi crede è «in
Cristo».
Paolo descrive questa situazione nella sua se-
conda Lettera ai Corinzi: «Se uno è in Cristo, è
una nuova creatura; le cose vecchie sono passate;
ecco ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17).
Di questa realtà posso essere ben sicuro, con
questa consapevolezza posso pregare e celebrare
la liturgia: appartengo a Gesù e come risorto egli
è sempre totalmente vicino a me: non solo alla do-
menica, ma nella vita quotidiana, sì, in ogni giorno
della mia vita!
CB
79
Indice
Sei invitato!...................................................... 5
Fermarsi e rientrare in se stessi........................... 7
«Io sono il pane»................................................ 9
«Io sono la luce»................................................ 19
«Io sono la porta».............................................. 29
Il coraggio di aprirsi........................................... 33
«Io sono il buon pastore».................................... 39
«Io sono la vita»................................................. 49
«Io sono la vera vite».......................................... 57
«Acqua della vita»............................................... 65
Amore.............................................................. 73
Passione........................................................... 75
Risurrezione...................................................... 77
Finito di stampare nel mese di febbraio 2017
Mediagraf S.p.A. ' Noventa Padovana, Padova
Questo prodotto è disponibile anche in digitale nei seguenti formati:
PDF (EAN 9788825037845, Watermark DRM), ePub (EAN 9788825037852, Watermark DRM)
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Anna Morreale il 5 marzo 2018 alle 08:40 ha scritto:
UN bellissimo testo da utilizzare in Quaresima per incontri di gruppo o per una meditazione personale sulle parole di Gesù lungo l'arco della sua vita terrena.Un messaggio denso di significati e di spessore che possono solo farci riflettere andando aldilà della parola narrata e al vero significato del testo .
Francesca Tridico il 10 dicembre 2018 alle 16:23 ha scritto:
Non avevo mai letto un suo libro e questo mi è piaciuto molto. Facile da combrendere grazie al suo linguaggio semplice che ha lo scopo di farti conoscere il Signore e che Lui solo è il centro di ogni cosa.
Dott. luisa sirtoli il 20 aprile 2022 alle 20:39 ha scritto:
Libro agile e profondo sui temi essenziali della fede. Un linguaggio moderno per saggezza antica. Adatto anche per i ragazzi e la catechesi degli adolescenti. Riflessione bibblico spirituale ben articolata.