Il sogno di un uomo

Dire Comboni (1831- 1881) e dire Africa non è un riflesso di Pavlov di cui, magari, manca la consapevolezza, è molto di più: è riconoscere il legame vivo che un’intuizione spirituale ha fatto germinare in un giovane ragazzo di diciotto anni che «il 6 gennaio 1849… inginocchiato ai piedi del suo maestro di vita don Nicola Mazza, giura fedeltà irrevocabile alle missioni estere» (14). E che, grazie alla testimonianza di un appassionato missionario, quale era don Angelo Vinco, si orienta «decisamente alla missione dell’Africa centrale, la più difficile del tempo e perciò spoglia di ogni ingannevole esaltazione».

Si dimostra così il potere estremo del contagio evangelico che, da un anello, crea una lunga continuità di anelli che si susseguono negli anni, tant’è vero che a scrivere questa vita di Daniele Comboni, è proprio un altro missionario comboniano che ha toccato con mano la vita spesa in Africa. Tutte le tappe della vita del giovane veronese, dalla scuola elementare all’ordinazione sacerdotale e poi, via via nella grande realizzazione de Il sogno di un uomo sorretto dallo Spirito Santo, sono delineate con penna leggera e garbo dall’autore. Si potrebbero chiamare guai se Comboni non le avesse denominate, evangelicamente, croci: «disfatta, umiliazione, inutilità». Tutto questo ha scavato nell’animo e nel corpo del missionario, non sgretolandolo ma, paradossalmente, costruendolo: «Ma io sono troppo infelice (…) ringrazio Gesù delle Croci, ma la mia vita è un oceano d’affanni procuratimi da chi è buono e mi ama. Mio Dio! Caro Paradiso (…). Ma io ho il cuore impietrito! Ma l’Africa sarà convertita e Gesù mi aiuterà a portare la Croce (…)». Con una mentalità audace e innovativa: «Non si potrebbe assicurar meglio la conquista delle tribù dell’infelice Nigrizia, piantando il nostro centro d’azione là dove l’Africano vive e non si muta e l’Europeo opera e non soccombe? Non si potrebbe promuovere la conversione dell’Africa per mezzo dell’Africa? ».

Non è solo un cammino sociologico, umano, irto di ostacoli, tutto si incarna e si dimostra come una novità nella storia della spiritualità: «San Daniele Comboni ha attraversato le dense tenebre della notte apostolica, che ha purificato ed elevato la sua diakonia all’umanità sofferente dell’Africa e l’ha trasformata in capacità di redenzione».

Tratto dalla Rivista di Vita Spirituale n. 4-5/2013
(http://www.vitaspirituale.it)