Il volume dedica ampio spazio alle vicissitudini della Serva di Dio, apostola della Divina Volontà, Luisa Piccarreta, ripercorrendo la sua vita grazie alle numerose testimonianze di chi le è stato accanto e alle lettere da lei stessa scritte.L'intento dell'autrice è quello di fare chiarezza in particolare sul messaggio della Piccarreta: passare dal fare la volontà di Dio a vivere nella volontà di Dio, messaggio innovativo per quei tempi, ma che in breve tempo è diventato famoso in tutto il mondo.
PREMESSA
Il titolo di questo volume offre già la chiave di lettura della vita di Luisa Piccarreta imperniata sulla volontà di Dio, sole della sua vita.
Ella ha un messaggio proprio da trasmettere in relazione alla Divina Volontà, che la pone come una donna comune fuori dal comune. È, infatti, una donna comune, come tante altre che vivono nella semplicità di un piccolo paese del meridione d'Italia ed è una donna che soffre.
Passa le giornate a letto, ma vedremo cosa la differenzia da altri che vivono la stessa esperienza e che, mentre apparentemente le somigliano, possono imparare da lei a dare un senso alla sofferenza.
Vive del suo lavoro, quello che la sua condizione le permette di fare, cioè le applicazioni a "tombolo", un lavoro di filo fatto con i fuselli, senza ripiegarsi, come sarebbe comodo, sulla sua situazione di sofferenza continua. Ha una cerchia di amici più o meno importanti. A tutti offre una parola di sollievo e un consiglio richiesto. Ha intorno una piccola schiera di `allieve' che imparano da lei l'arte del lavoro a tombolo. A queste allieve offre la possibilità di imparare un mestiere che le valorizzi e una presenza educativa che le fa crescere come donne e cristiane.
Ma è anche una donna fuori dal comune.
È cristiana cattolica, perciò chiamata alla comunione con il Dio di Gesù Cristo come tutti i battezzati. Ciascuno, però, ha la sua strada per vivere tale comunione. La sua è fuori dal comune.
Per questo lei è una donna 'comune fuori dal comune' immersa nel mistero di Dio. Non si può capire 'il suo essere fuori dal comune' se si prescinde dalla comunione dei santi e dal mistero del Corpo mistico di Gesù Cristo, che è la Chiesa. Queste sono le due caratteristiche principali di una vita donata per gli altri e inserita pienamente nell'ambito ecclesiale a cui lei è particolarmente fedele, tanto da obbedire sempre a chi ha nella Chiesa il compito del governo, come vedremo raccontandone la vita, inserita in un contesto storico-geografico ed ecclesiale che fa da humus alla sua esperienza di vita vissuta in uno stile non comune donatale da Dio per offrire, attraverso di lei, un messaggio al mondo intero.
Docile alle parole che il Signore Gesù le rivolge, ella obbedisce al confessore che le impone di trascrivere tali parole. Ne nascono degli scritti, sul cui studio è fondata questa biografia e alla pubblicazione dei quali è dato ampio spazio nel presente volume, per seguirne le vicissitudini lungo gli anni.
Tali scritti si rivelano originali nella loro forma, con gli errori di ortografia e di stile propri di una donna che sa a stento scrivere, ma la cosa non ha alcun valore perché il messaggio che si legge è molto chiaro e immediato. Luisa, infatti, nel rapporto con Dio, usa il suo linguaggio di ogni giorno e Dio la comprende e lei comprende ciò che Dio dice e sa trasmetterlo a noi. D'altronde, la cosa non ci fa meraviglia. Già il Signore Gesù aveva usato il linguaggio dei suoi tempi e le apparizioni della Madonna, come si sa, non si distaccano da questo modo di comunicare con gli uomini. A santa Bernardetta, ad esempio, la Vergine parla nel dialetto della sua terra e a La Salette Ella si adegua al linguaggio di Melania e di Massimino.
Così anche la Piccarreta sente parlare Gesù nella sua lingua, che è quasi un italiano, intessuto di tante espressioni dialettali, comprensibile comunque ancora oggi, perché vivo e immediato.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
DALLA NASCITA ALL'ADOLESCENZA
Una vita "al rovescio"
Luisa Piccarreta nasce a Corato, in provincia di Bari, il 23 aprile del 1865 da Vito Nicola e Rosa Tarantini, entrambi di Corato. I giovani sono cristiani praticanti. Avranno otto figlie. Due di esse moriranno dopo pochi giorni di vita, Angela morirà a 10 anni e Filomena a 20 anni, dopo solo quattro mesi di matrimonio. Maria e Rachele si sposeranno, mentre Angela, che ha il nome della sorellina morta, non si sposerà e vivrà sempre con Luisa, anche dopo la morte dei genitori avvenuta nel 1907, a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro.
Luisa nasce alle dieci della domenica in Albis, che quell'anno, 1865, cade il 23 aprile e il padre la fa battezzare la sera dello stesso giorno, com'è usanza del tempo, nella chiesa di Santa Maria Maggiore dal coadiutore parrocchiale don Carlo Lojo dice. Si sceglie come padrino zio Giuseppe, fratello del padre.
La bimba nasce "al rovescio", ma senza che la mamma abbia dolori eccezionali per il parto, né ci sono conseguenze sulla sua quinta bambina.
Questo fatto ritorna come un ritornello nella vita di Luisa e su di esso, a volte, Luisa stessa scherza, usandolo per spiegare la sua condizione di vita dicendo che nacque al rovescio! E ciò giustificava il fatto che la sua vita procedesse al rovescio rispetto a quella delle altre creature!
I genitori passano l'inverno in una casa in paese, mentre dalla primavera all'autunno si trasferiscono, come molti altri contadini, in un podere agricolo a circa 27 chilometri da Corato, nella zona nota alla popolazione locale con il nome di "Torre Disperata", il punto più alto delle Murge.