Dalla presentazione della Conferenza Episcopale Italiana
Riferimenti
1. Con la celebrazione del sacramento del Matrimonio gli sposi cristiani partecipano all'alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa e ricevono la grazia di viverla e manifestarla nel loro rapporto di coppia e nella vita familiare. Si tratta di una celebrazione in cui si attua un evento salvifico. Per questo la Chiesa ha rivolto al sacramento del Matrimonio un'attenzione costante e premurosa.
Di tale attenzione è espressione l'adattamento per la Chiesa italiana dell'Ordo celebrandi Matrimonium, promulgato nella seconda edizione tipica il 19 marzo 1990.
2. Nell'adattamento sono stati tenuti presenti i principi della riforma liturgica del Concilio Vaticano II (Sacrosanctum Concilium, nn. 37-40), il capitolo "De aptationibus" (nn. 39-44) dell'Ordo celebrandi Matrimonium (1990), e la quarta Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia La Liturgia romana e l'inculturazione (1994).
Sono state rispettate le caratteristiche del Rito dell'edizione tipica del 1990, che è pensata e strutturata con contenuti e sequenze rituali essenziali proprio perché le Chiese particolari procedano a una loro inculturazione. Si è voluto, però, anche rispondere a una rinnovata coscienza ecclesiale del Matrimonio, di cui fanno fede, tra gli altri documenti, l'Esortazione apostolica Familiaris consortio di Giovanni Paolo II (1981) e il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia (1993).
Sono state prese in considerazione inoltre le riflessioni e le osservazioni degli organismi competenti e dei fedeli, che è stato possibile raccogliere in circa trentanni di esperienza celebrativa del sacramento del Matrimonio seguendo la traduzione della prima edizione dell'Ordo celebrandi Matrimonium (1969).
La caratterizzazione di alcuni testi eucologici e di alcune sequenze rituali, e l'arricchimento del Lezionario tengono conto sia di istanze di natura teologica sia di necessità di ordine pastorale, fatta comunque salva la sostanziale unità del rito romano, nel rispetto della sua nobile semplicità, chiarezza, brevità.
La ricchezza dei testi biblici ed eucologici e la varietà delle forme viene già incontro alla diversità delle situazioni e delle esigenze degli sposi, ed esclude pertanto il ricorso ad altri testi ed espressioni.
3. Il testo italiano non comprende al momento l'adattamento del capitolo terzo dell'edizione tipica latina del 1990 sul "Rito del Matrimonio con l'assistenza di un laico".
Criteri ispiratori dell'adattamento rituale
4. II significato specificamente cristiano del Matrimonio. L'unione coniugale è un valore universale dell'umanità, costituisce il fondamento della famiglia, cellula originaria della società, e si collega intimamente al mistero stesso della vita. Deriva dalla volontà di Dio Creatore e da lui riceve benedizione e santità.
Gesù Cristo da parte sua ha elevato il Matrimonio a sacramento; ne ha fatto il simbolo reale che contiene e manifesta la sua unione con la Chiesa, la nuova alleanza. Il Signore crocifisso e risorto, dopo aver inserito i credenti nel corpo ecclesiale con il Battesimo, li santifica anche come coppia; comunica agli sposi lo Spirito Santo per renderli capaci di amarsi l'un l'altro con amore di donazione che sia un riflesso del suo sacrificio pasquale e della comunione trinitaria.
Nell'adattamento del Rito la peculiarità del Matrimonio cristiano è stata messa in risalto offrendo una scelta più ampia di testi e dando indicazioni perché l'inserimento nella Celebrazione eucaristica faccia risplendere nella pienezza del suo significato la dimensione pasquale del "mistero grande" (Ef 5,25).
5. La dimensione ecclesiale del sacramento del Matrimonio. La coppia e la famiglia, in virtù del sacramento, diventano immagine viva del mistero stesso della Chiesa e partecipano della sua fecondità. Attraverso la testimonianza di un amore oblativo, fedele, indissolubile e fecondo, accolgono e trasmettono
in modo peculiare e insostituibile il dono della salvezza che viene da Cristo.
La natura ecclesiale della celebrazione del Matrimonio risulta evidente soprattutto in alcuni momenti dell'azione rituale. Nei Riti d'ingresso è la Chiesa raccolta nel Signore che accoglie gli sposi: il saluto di colui che presiede e la monizione aiutano fin dall'inizio a evitare che la celebrazione assuma un carattere privato. Il Matrimonio infatti non riguarda soltanto gli sposi, i parenti e gli amici, ma richiede la partecipazione di tutta la Chiesa.
La memoria del Battesimo, collocata subito dopo il saluto, evidenzia il fondamento teologico dell'atto del consenso, elemento costitutivo del sacramento. In forza del sacerdozio battesimale gli sposi partecipano al mistero dell'alleanza pasquale e compiono un atto propriamente ecclesiale. Il consenso degli sposi è la risposta a una parola di amore che, in quanto proveniente da Dio, li precede.
6. La presenza dello Spirito nel Matrimonio cristiano. Come ogni celebrazione liturgica anche la celebrazione del Matrimonio è attuata "nello Spirito Santo". Nei testi eucologici del Rito del Matrimonio è costante il riferimento al dono dello Spirito e alla sua grazia.
Anche alcune scelte rituali, in particolare la possibilità di collocare la benedizione nuziale dopo il consenso, rivelano l'opera dello Spirito Santo nel Sacramento. La benedizione è infatti atto di riconoscenza al Dio della creazione e dell'alleanza, è memoria dell'opera di Cristo-sposo, è invocazione fiduciosa dello Spirito, nella cui forza soltanto il mistero si realizza nell'oggi celebrativo. L'epiclesi della preghiera eucaristica attua in pienezza l'appartenenza della nuova coppia all'unico corpo di Cristo, La possibilità di stendere il velo sugli sposi prima della benedizione nuziale, nei luoghi dove già esiste la consuetudine o altrove con il permesso dell'Ordinario, richiama, a sua volta, la presenza dello Spirito che, avvolgendo gli sposi con la sua ombra, dona loro una nuova comunione di vita.
7. La gradualità nel cammino di fede e nell'esperienza di Chiesa. Nell'esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che, pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio essendo battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede.
Sembra opportuno in tali situazioni prevedere, come suggerisce l'edizione latina del 1990, la possibilità di celebrare il sacramento del Matrimonio "extra Missam" (Praenotanda, n, 29), Tuttavia, perché il Rito proposto per tali situazioni non venga percepito come una forma diminuita e debole, si è preferito dare al secondo capitolo, che nell'edizione tipica latina è denominato "Ordo celebrandi Matrimonium sine Missa", il titolo positivo di "Celebrazione del Matrimonio nella liturgia della Parola".
Questo capitolo è articolato in una sequenza rituale più semplice e utilizza un linguaggio più immediato. Non si sono voluti però tralasciare gesti e testi significativi quali la memoria del Battesimo, lo scambio della pace e la consegna della Bibbia. Tali elementi rituali intendono orientare verso l'Eucaristia che rimane sempre fonte e culmine della celebrazione della Parola, del consenso dei coniugi e della benedizione degli sposi.
8. La ministerialità degli sposi nella celebrazione. Gli sposi, nell'esprimere il loro consenso, sono ministri della grazia di Cristo. Essi vivono compiutamente la loro ministerialità partecipando in modo attivo ai diversi momenti della celebrazione.
Nell'adattamento sono state messe in evidenza le diverse possibilità con cui gli sposi sono coinvolti in prima persona nell'azione rituale. In particolare ciò si attua con la loro partecipazione alla processione al fonte per la memoria del Battesimo, con la venerazione del Vangelo, con la scelta di formule diverse per esprimere il consenso e per invocare la benedizione e con la presentazione delle offerte all'altare.