Apocalisse di Giovanni. Apocalisse di Gesù
-Una traduzione e un'interpretazione
(Testi e commenti)EAN 9788810206546
La collana “Testi e commenti”, a cura delle Edizioni Dehoniane Bologna, propone un altro testo di Yves Simoens, docente di sacra Scrittura nelle facoltà dei gesuiti Centre Sèvres a Parigi e al Pontificio Istituto Biblico di Roma. Dopo i due volumi dello stesso Autore, Secondo Giovanni. Una traduzione e un’interpretazione (20022), ed Entrare nell’Alleanza. Un’introduzione al Nuovo Testamento (2003), questa volta abbiamo a che fare con un commento all’ultimo libro della Bibbia. Come chiarisce l’Autore, la pubblicazione di questo commento è stata occasionata da una sessione dedicata alla storia dell’interpretazione dell’Apocalisse fatta nell’anno accademico 1999-2000, insieme ad altri due corsi (2006-2007) dedicati allo stesso libro.
L’asse teologico principale viene individuato nella questione del “giudizio di Dio” nei confronti della storia (Ap 14,6-20 e 17-18), che secondo l’Autore (cf. 10) viene introdotto fin dal prologo: «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio: Colui che è e Colui che era e Colui che viene, il Sovrano-di-tutto!» (Ap 1,8). Una tale impostazione da parte dell’Autore richiede però alcune precisazioni metodologiche. Simoens afferma di voler mettere i metodi al servizio dell’interpretazione, che secondo lui dipendono in modo particolare dalla filosofia e dalla teologia, e da una spiritualità soggiacente: è questo che aiuterà il lettore a scoprire il senso spirituale dell’Apocalisse anzitutto a partire dal senso letterale (cf. 11). A questo scopo l’Autore ritiene necessario dividere il suo lavoro in due parti: una traduzione e un’interpretazione.
La traduzione, che occupa la prima parte del volume (23-68), si sforza di riprodurre il più letteralmente possibile il tenore del testo originale greco, anche a costo di violare la purezza della lingua italiana, così da permettere al lettore di acquisire una nuova visione del testo (anche se poi questa traduzione non viene sempre rispettata nella seconda parte, quella del commento, cf. 23 e 79; particolarmente ostica risulta la traduzione del sostantivo singolare greco gámos di Ap. 19,7 con l’inesistente italiano “nozza”, 217.222). Questa possibilità di una “nuova visione” da parte del lettore s’inserisce bene in quello che Simoens propone come “struttura letteraria” dell’Apocalisse (19-21): la successione delle visioni che si intrecciano con i quattro settenari (le lettere, i sigilli, le trombe, le coppe). La loro distribuzione nel libro è interpolata da visioni e acclamazioni liturgiche che stimolano continuamente l’attenzione del lettore e come tali invitano ad una possibile lettura continua e paziente del testo. Così il testo può diventare sempre più vivo in una comunità credente, permettendo al lettore cristiano di acquisire una nuova visione “apocalittica” del ruolo centrale di Cristo che, come il “Sovrano-di-tutto”, tramite la sua presenza attiva nella Chiesa, convoca a un giudizio di salvezza. Secondo Simoens si tratta di una sorta di captatio benevolentiae che il testo dell’Apocalisse in sé costituisce per il suo lettore (cf. 80).
L’Autore procede con un’interpretazione che viene suddivisa in venti capitoli seguiti da una conclusione. Prima di intraprendere l’analisi esegetica vera e propria, nel primo capitolo – piuttosto breve (71-78) – Simoens si sofferma a definire quale sia il rapporto tra il canone delle Scritture e il Corpus giovanneo, inserendo qualche breve nota sulla persona di Giovanni e il genere letterario apocalittico. Queste pagine in realtà sono una ripresa con alcune modifiche del capitolo dedicato all’Apocalisse nel suo saggio Entrare nell’Alleanza (2003; 243-253). Evidenziando il parallelismo con la tripartizione dell’Antico Testamento (del canone ebraico!) l’Autore rileva l’importanza dell’Apocalisse nella sua dimensione sapienziale, che invece viene spesso ignorata, ma che a suo avviso è decisiva per un’autentica comprensione del Libro nella comunità dei credenti (cf. 71s).
Dopo una sintetica presentazione del prologo (Ap 1,1-8) dove l’Autore accenna all’importanza di alcuni elementi rilevanti e le problematiche maggiori dell’Apocalisse (es. l’importanza del de?, “è necessario” al v. 1; il contesto liturgico; lo “scritto” e il “libro”), altrettanto rapidamente si passa alla prima pericope (La prima visione – Ap 1,9-20). Qui sorprende che l’Autore, subito dopo l’esegesi del primo capitolo del Libro, di nuovo proponga una struttura d’insieme (87-88). A questa, segue un’altra proposta di struttura, questa volta è quella del primo settenario, quello riguardante le sette lettere alle chiese. Di queste l’Autore ne commenta soltanto due (alla chiesa di Tiatira: 2,18-29; a quella di Laodicea: 3,14-22), volendo probabilmente porre l’accento sull’asse principale della sua interpretazione, cioè il giudizio di Dio che dovrebbe essere inteso e vissuto grazie ai princìpi della letteratura sapienziale che emergono dal testo (91-98). Ciò che segue sono le pagine dedicate a una serie di visioni narrate nei cap. 4-9 dell’Apocalisse (99-133). Insieme ad alcuni autori (J. Ellul, E. Bianchi, D. Attinger), alla luce del contesto, Simoens opta per il raccordo di Ap 12,1-14,5 con ciò che precede, considerando Ap 10-12 il centro letterario del libro. Il seguito (14,6-19,8) inquadra il quarto settenario delle coppe che interviene al cap. 16. «Questo complesso concatenamento, attraverso frattura e continuità, costituisce l’enigma da risolvere mediante la lettura del testo» (99). Tutte le visioni attraverso uno sviluppo visivo e uditivo, universale e particolare, celeste e cosmico, servono ad “ambientare” quanto segue. Qui l’Autore pone una particolare attenzione alle questioni stilistiche, semantiche e contestuali che alla fine incorona con delle motivazioni spirituali in base alle quali fornisce al lettore una lettura più chiara e attualizzante dell’Apocalisse.
Proseguendo (135-216), si arriva ai capitoli centrali (Ap 10-12) dove anzitutto sorge la questione dell’identificazione del “piccolo libro” (biblarídion) aperto che deve essere mangiato. Qui l’Autore trova un forte collegamento con il Vangelo di Giovanni. Si tratta dell’appropriazione del mistero di Cristo da parte del credente nella Chiesa che non si può effettuare senza mangiare il Libro. «L’Apocalisse insiste su questo punto, tocca l’essenziale della pratica cristiana» (136). Il forte collegamento che esiste tra Cristo e la Chiesa viene descritto in Ap 11 (testimoni-martiri), il capitolo centrale dell’Apocalisse (il tutto contenuto nelle 143-147). Con la visione della donna e il drago (Ap 12) e quella delle due bestie e l’agnello (13,1-14,5) l’Autore tralascia di trattare varie questioni. Similmente le visioni di Ap 15-16 occupano poche pagine nel commento. Il giudizio di Dio attraverso la partecipazione del credente al mistero pasquale di Cristo è la tesi fondamentale con la quale Simoens spiega l’asse teologico principale del suo lavoro (Ap 14,6-20 e 17-18). Tutto questo avviene nella storia e corrisponde al vangelo di Gesù Cristo, vissuto dal credente che rende presente il suo Signore nel mondo e nella storia, senza escludere la Sapienza. Essa è presente nell’Apocalisse la quale consiste nell’articolazione della fine con il principio, dell’Omega con l’Alfa (cf. 185).
L’ultima parte del volume (217-270, cui seguono un glossario dei termini tecnici ricorrenti usati nell’interpretazione e la Bibliografia) appare la più sviluppata. Dopo alcuni accenni liturgici di Ap 19,1-10 viene proposta una ripartizione delle sette visioni di Ap 19,11-20,15, sull’insieme dell’Apocalisse, in cinque grandi complessi composti da sette membri. Una tale presentazione del testo, insieme al commento degli ultimi capitoli (Ap 21-22), dovrebbe rendere capace il lettore di ricapitolare tutto il Libro dall’inizio alla fine. Le domande che il lettore si è posto durante la lettura del testo vengono infine inglobate nel capitolo conclusivo che parla della celebrazione di Cristo, della donna-Chiesa, delle nozze, del libro, della simbologia, della liturgia. Così l’interpretazione continua nell’esperienza vissuta dal credente.
«Fin dall’incarnazione, Gesù ci fa uscire fuori testo!» (73) è la frase con la quale Simoens spiega l’illogicità e la grandezza del mistero chiamato Persona di Gesù e rappresentato con delle lettere in tutto il Corpus giovanneo. Questo è quanto il nostro commentatore intendeva offrire al lettore: la possibilità di “uscire” dalle strutture del testo dell’Apocalisse per ritrovarsi inserito in un quadro vitale e soprattutto spirituale, da credente cristiano. Con delle digressioni, costituite da rimandi ad autori spirituali o a classici della letteratura, e numerosi rinvii alle note della TOB e della Bibbia di Gerusalemme, e soprattutto attraverso numerose citazioni e allusioni scritturistiche (a volte si passa con troppa disinvoltura dal piano letterale a quello simbolico-spirituale), Simoens offre un suo contributo originale all’interpretazione di un testo complesso come quello dell’Apocalisse. In consonanza con il Vangelo secondo Giovanni, la questione del giudizio di Dio, che secondo l’Autore è l’asse teologico principale dell’Apocalisse, comporterebbe una nuova visione ecclesiologica attualizzante. In questo senso la visione interpretativa sull’Apocalisse proposta da Simoens, viene a basarsi più su un’esperienza che su una dottrina, e pertanto può servire a tutti coloro che vogliono celebrare il trionfo dell’Apocalittica in una liturgia vitale del combattimento spirituale finché dura la storia. Il giudizio comunque rimane nelle mani del lettore.
Tratto dalla rivista Lateranum n. 3/2012
(http://www.pul.it)
L’A., già conosciuto dai lettori italiani per vari studi, dopo l’interessante volume Secondo Giovanni (2002), ci offre questa pubblicazione sull’Apocalisse. Lo studio è organizzato in due momenti. Innanzitutto la traduzione fedele del testo greco, parola per parola, evidenziando le corrispondenze tra i termini, le inclusioni, le ripetizioni, usando vari caratteri grafici e sottolineature differenti per agevolarne la comprensione, mettendo tra parentesi piccole aggiunte per spiegare meglio il senso dei termini originali che sfuggono al lettore moderno. Segue l’interpretazione che occupa la maggior parte del volume.
La traduzione iniziale è somma mente utile, date le conosciute asperità del testo originale. Ottima la disposizione del testo tradotto, in cui ogni pericope trova posto in ogni doppia pagina. I rimandi continui alla traduzione che si fanno nel commento stimolano il lettore a operare una costante verifica, man mano che si procede nella lettura. Non si tratta propriamente di un commento versetto per versetto, ma di un’interpretazione teologica e antropologica dell’Apocalisse, come l’A. dichiara, proponendosi di decifrare, al di là della lettera, la ricchissima prospettiva simbolica del libro, per coglierne il senso spirituale nel senso letterale. Poiché il linguaggio simbolico è polisemico e dice meno di quello che vuole affermare, il testo rimane aperto a molteplici interpretazioni. Il titolo del volume mette in luce che l’Apocalisse è un libro cristologico che contiene però chiari risvolti ecclesiologici dall’inizio alla fine. Si tratta di una rivelazione che non solo viene da Gesù Cristo, ma che ha lui come centro, fatta in un contesto liturgico comunitario, anzi in una liturgia in atto. Secondo l’A. il punto focale del libro è costituito dai capitoli 11-12, dove i simboli della donna e del figlio nato da lei, mai identificati esplicitamente, possono riferirsi anche ad ogni cristiano perseguitato e chiamato a generare Gesù nel mondo.
In alcuni punti il commento è selettivo (si considerano solo tre lettere: quelle alla chiesa di Efeso, di Tiatira, di Laodicea), ma nell’insieme abbastanza completo. Una novità interessante è l’affermazione dell’esistenza di un settenario finale (oltre i quattro classici conosciuti) che consta delle sette visioni raggruppate nel testo di Ap 19,11-20,15. Il libro è presentato al rallentatore, con una lettura che ne sa valorizzare i particolari sia di tipo sapienziale che spirituale, con grande attenzione a ogni singola parola e alle sue ripetizioni, mettendo in luce iperboli e ossimori di cui l’Apocalisse è ricca, distillando poco a poco il senso della narrazione. Alcuni intermezzi servono alla chiarezza. L’A. ha la qualità di essere sobrio ed essenziale; procede con tocco leggero, non fa digressioni, dice l’indispensabile, tanto che in alcuni punti si sente l’esigenza di qualche riga in più di spiegazione (cf 102, 114, 124, 125). La peculiarità dell’A. è quella di .vedere. e solo se necessario di provare, offrendo al lettore uno studio frutto di una riflessione personale, intessuta di preghiera e profondamente gustata prima di essere messa per iscritto.
Si tratta di un lavoro di cesello e in questo senso di una lettura in certo modo nuova, con osservazioni acute, accostamenti interessanti (l’arco in mano al cavaliere in 6,2 evoca l’arcobaleno dopo il diluvio), intuizioni folgoranti, basate su indizi del testo, anche se talvolta si tratta di ipotesi non sempre condivisibili. Viene, ad esempio, da chiedersi se il libro sigillato corrisponda veramente all’AT letto alla luce di Cristo, come sostiene l’A., oppure a quello della storia universale, come dicono altri esegeti; se esso si identifichi con il libricino in mano all’angelo in Ap 10,2 oppure no. Simoens insiste giustamente sul fatto che l’Apocalisse non parla della fine, ma della finalità della storia. Evidenzia che i simboli del male sono presentati per mettere in risalto l’opera dell’Agnello immolato, notando che il potere delle forze del male cresce nella misura in cui l’amore di Dio si manifesta. Nel libro non si risponde al male con il male, ma si lascia che il male distrugga se stesso. Ne risulta che l’Apocalisse è un grande annuncio di speranza basato sull’evento pasquale, in cui si condannano le potenze distruttive che operano nella storia, senza condannare le persone che ne sono vittime.
La speranza di salvezza non è disincarnata (nel testo si sottolinea costantemente il valore del corpo e dei sensi), ma riguarda questo mondo che sarà trasformato dalla bontà di Dio. L’Apocalisse si presenta così come un testo mistagogico che introduce nel mistero di Dio e del male per farlo comprendere. In esso i passi oscuri non hanno meno valore di quelli chiari e vanno spiegati alla luce di questi, secondo il metodo dei Padri. Lo studio è raccomandabile sia per gli addetti ai lavori, sia per semplici lettori interessati a conoscere l’Apocalisse. Nel testo le note sono essenziali e brevi. Il volume è corredato da un glossario delle espressioni tecniche usate e da una bibliografia raccolta per temi, cui segue l’indice dei testi biblici e quello degli autori. Un eccellente sussidio.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 4/2012
(www.rassegnaditeologia.it)
L’Apocalisse è un libro che i cristiani spesso ritengono ostico e che, di conseguenza, tendono a non leggere, pensando, erroneamente, che contenga previsioni catastrofiche sulla fine del mondo o su altre sciagure. È dunque necessario commentare questo libro biblico in maniera accurata, ma anche significativa dal punto di vista teologico e spirituale. Il volume di Simoens svolge queste funzioni in maniera egregia. L’opera si articola in due parti di lunghezza diseguale. La prima, intitolata: Una traduzione, ne propone una molto vicina al tenore del testo originale, anche se può apparire dura al lettore italiano. La seconda parte, invece, molto più ampia, si intitola: Un’interpretazione e intende fornire non tanto un commento nel senso corrente del termine, ma piuttosto una spiegazione antropologica e teologica del testo biblico. Questa scansione già mette in evidenza un tratto caratteristico della metodologia adottata dall’autore, il quale mette al primo posto il testo biblico, al servizio del quale si pone l’interpretazione. Questo libro non è nato di getto, ma è frutto di anni di insegnamento e di corsi a vari livelli dati dall’autore sul libro dell’Apocalisse. Per questo motivo si notano, ad esempio, alcune ripetizioni tra un capitolo e l’altro, che tuttavia non disturbano il lettore. Tra i meriti dell’autore si può menzionare lo sforzo da lui compiuto per unire l’esperienza pastorale al lavoro teologico ed esegetico, un’attenzione che traspare da molte pagine del libro. Forse per questa ragione il volume sorprende per il taglio originale con cui vengono affrontate molte questioni, anche se il commento del testo biblico non è condotto in maniera integrale. Ciò significa che il lettore che desiderasse studiare in modo esaustivo il libro dell’Apocalisse dovrebbe affiancare al presente volume anche un altro commentario, magari di impostazione più “classica”; questo libro, però, fa pensare, stupisce, emoziona, e dunque merita di essere letto.
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.5 del 2014
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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Dott. LEONARDO QUAGLIATA il 16 settembre 2011 alle 12:35 ha scritto:
Tratta di un argomento molto importante nella escatologia cristiana ma, poco noto ai non addetti ai lavori; quindi, di sicuro da leggere, meditare e pregare.