Amate i vostri nemici
-Utopia dell'amore o follia della croce? Celebrare la Misericordia
(Saggi di teologia)EAN 9788801058918
Commentare un passo del Vangelo per un musulmano rappresenta un’interessante sfida spirituale e intellettuale. C’è un linguaggio differente da quello che i commentatori musulmani affrontano nell’esegesi del Corano e c’è anche un messaggio declinato con una maieutica differente che spesso impone uno sforzo d’interpretazione ulteriore. Se ci dovessimo limitare a un approccio letterale del testo del Vangelo di Matteo, potremmo rimanere affascinati da questo invito di Gesù rivolto ai suoi discepoli di amare i nemici senza trovare evidenti corrispondenze nella dottrina islamica. Il frutto di una tale interpretazione superficiale ci farebbe concludere che esiste una differenza tra cristiani e musulmani nell’attenzione al nemico, chi lo deve amare e chi lo deve combattere.
Alla complessa dinamica del rapporto con il “nemico” e dell’attenzione al dialogo tra cristiani e musulmani risponde il saggio di fra Edoardo Scognamiglio dal titolo significativo Amate i vostri nemici. Significativi sono anche i due sottotitoli: Utopia dell’amore o follia della croce? Celebrare la Misericordia. In effetti, da un punto di vista razionale e da un punto di vista religioso islamico, l’invito ad amare i nemici appare un’“utopia dell’amore”, un’esagerazione sentimentale nella quale il senso del nemico e del combattimento si perdono in virtù di un amore che supera perfino l’inimicizia di coloro che si pongono con violenza fisica e psicologica e antispirituale nei nostri confronti. Ora, la tradizione islamica insegna a rispondere alle provocazioni del nemico sempre con un livello più alto di reazione: alla violenza fisica corrisponde il richiamo alla giustizia, al disordine dell’ingiustizia corrisponde il richiamo al timore di Dio. Tuttavia, quando la violenza attacca il sacro occorre rispondere difendendo le forme, i simboli e la pratica della religione, sia nostra che quella di qualsiasi altra comunità di fede!
Ci viene in mente una battuta generosa di papa Francesco che ai giornalisti faceva capire che se qualcuno lo provocava offendendo sua madre avrebbe reagito a difesa della madre perfino fisicamente. Proprio questa battuta ci ricorda un passo del Corano dove si narra la presentazione di Maryam del figlio ‘Isa (Gesù) in cui prevale il miracolo del neonato che si esprime in difesa della madre sulle calunnie del popolo ignorante e insensibile. Dunque, c’è una giustizia che ha il dovere di esprimersi richiamando al nemico il suo errore e la Verità!
L’insegnamento di padre Scognamiglio nel suo libro è ancora più profondo; occorre uscire dal rapporto causa-effetto perché si rischia di creare altri binomi dannosi come odio-odio, violenza-rancore, ingiustizia-rivalsa, omicidio vendetta, nemico-nemico. Si tratta d’una spirale degenere alimentata dalla forza delle provocazioni e dal male che ci fa dimenticare la priorità dell’amore per la Verità. Allora, non c’è alcuna utopia dell’amore!
Ma cosa s’intende per “follia della croce”, forse la follia delle crociate contro i saraceni per la riconquista della Terra Santa? Sono da sempre convinto che gli storici abbiano esasperato l’analisi di alcuni aspetti geopolitici, commerciali e bellici a discapito di altre valutazioni e dati che hanno portato per secoli nobili guerrieri cristiani a combattere altri nobili guerrieri musulmani, entrambi a difesa di una città santa e di una terra dove i pellegrini dovevano poter arrivare salvaguardando la propria vita e concentrando il proprio viaggio alla contemplazione e all’incontro con la vita e la figura del Cristo. La storia non ci trasmette il valore di alcuni scambi e onori e collaborazioni che cristiani e musulmani hanno saputo scoprire e condividere superando, ognuno, l’apparenza di un conflitto e di un’inimicizia, facendo prevalere un comune e rispettoso amore per la Verità. Proprio tale superamento delle contingenze conflittuali e delle concause per la crociata può sembrare una “follia” per coloro che s’immedesimassero solo con la guerra e non più con la religione, perdendo di vista la croce e il servizio di Dio.
L’altro aspetto molto significativo che emerge nel saggio del professore Scognamiglio è il senso più profondo che alcuni testimoni eccellenti del cristianesimo sanno dare all’amore all’interno di una realizzazione mistica o gnostica. A Giovanni Crisostomo e altri maestri l’autore dedica pagine di sintesi e sfumature interpretative proseguendo con Girolamo, Ireneo di Lione, Ambrogio di Milano, Francesco d’Assisi, Tommaso d’Aquino. La ricchezza di questa panoramica permette di cogliere la complessità dell’amore per il nemico: dal travaglio interiore alla concentrazione spirituale, dalla logica dell’assurdo all’emulazione del Cristo perdonatore. Si comprende che non c’è alcuna “follia” nell’amare il nemico mentre sarebbe folle associare un cattivo interlocutore con il male, processo che porta a demonizzare il nemico. Il nemico, invece, è sia fuori che dentro di noi e lo si vince facendo prevalere l’amore per il Bene e la Verità, al nostro interno e all’esterno. Questo ci sembra il modello universale di san Francesco nel suo incontro e nelle sue prove alla corte del Sultano d’Egitto: la testimonianza di un amore così superiore che prescinde dal nemico. Quando si sa amare veramente, il nemico (sia interiore che esteriore) scompare e si trova solo la teofania dell’Amato. Non c’è alcuna traccia di buonismo o di pacifismo ma c’è solo il segno dell’amore per Dio, secondo un modello cristico. A questo punto, l’altro sottotitolo del libro – Celebrare la Misericordia – assume un’importante corrispondenza con la crisi e la storia dell’umanità contemporanea. Mai come in questi tempi e in questo Giubileo della Misericordia i credenti avvertono la provvidenza e la necessità di una tale celebrazione, insieme all’attenzione di mettere da parte anche tutte le idolatrie e gli arroccamenti egoistici causa di conflitti e incomprensioni. Perfino nella comunità islamica internazionale diventa fondamentale riscoprire questa Misericordia per evitare il fondamentalismo ottuso dei giustizialisti violenti che abusano della forma confessionale senza alcuna sensibilità spirituale ma solo per darsi una giustificazione alla sete di potere e di sopraffazione del nemico.
Il lavoro del professore Scognamiglio espresso nel suo bel libro assume un valore anche ecumenico nel dialogo tra cristiani e musulmani. Perché permette di riscoprire il senso autentico dell’amore e il senso relativo del nemico, di meditare sul significato del combattimento e, soprattutto, dell’Amico. Non si tratta di confondere una guerriglia “santa” con la santità dell’Amato o dell’Amico, ma di vivere il combattimento tra il bene e il male con una coerenza di fede per la Giustizia che supera i meccanismi del relativismo moderno, i falsi moralismi, i nostri pregiudizi sul prossimo e su noi stessi e sulla persuasione d’una guerra senza alcuna ragione. Questa è la forza dell’amore che, per noi musulmani, è un principio del dialogo oltre che un sentimento
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-4/2016
(http://www.pftim.it)
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