Saverio Gaeta con questo volume introduce il lettore alla conoscenza delle apparizioni della Vergine al Veggente romano Bruno Cornacchiola e degli altri segreti a lui rivelati attraverso segni o sogni premonitori, dal 12 aprile 1947 e fin quasi alla morte (2001). L’originalità del lavoro è data soprattutto dal fatto che l’A. ha potuto narrare quelle apparizioni e quei sogni premonitori, utilizzando per la prima volta gli appunti autobiografici dell’ex tranviere romano, grazie all’autorizzazione della SACRI (Schiere Arditi di Cristo Re), l’associazione catechetica fondata nel 1947 da Bruno Cornacchiola, che ne custodisce gelosamente i manoscritti.
Cornacchiola nasce a Roma, nella zona di Ponte Milvio, il 9 maggio 1913 da genitori che vivevano nella miseria più nera. Il padre, Antonio, lavorava saltuariamente, e con il misero guadagno spesso si ubriacava, bestemmiando e maltrattando i figli e la moglie, Giuseppa Guadagnoli, lavandaia, sulla quale incombeva la necessità di portare a casa un po’ di cibo con il suo magro introito. Al battesimo il parroco dovette faticare non poco con Antonio, che voleva imporre al figlio, non Bruno ma «Giordano Bruno, come quello che voi preti avete bruciato vivo a Campo de’ Fiori» (p. 12).
Ripetente a scuola, scapestrato, Bruno spesso si allontanava da casa dormendo all’addiaccio. In un mattino gelido del gennaio 1927 una signora svegliandolo, gli chiese se sua madre e lui avessero fatto la comunione (è da supporre che la donna abbia cercato di spiegare al ragazzo in qualche modo che cosa sia il pasto eucaristico). Bruno, infatti, rispose: «Mamma delle volte ce fa la pastasciutta, er minestrone…, ma ’sto pranzo non ce l’ha cucinato mai!» (p. 17). Quell’incontro gli allontanò per qualche tempo lo spettro della fame. Lusingato dalla pizza quotidiana promessagli dalla signora, frequentò per circa due mesi le lezioni di catechesi tenute da un padre passionista, che gli insegnò «le preghiere del buon cristiano», e il 7 marzo 1927 Bruno ricevette la prima comunione e la cresima (p. 17).
Ritornò a casa intenzionato a essere rispettoso e obbediente verso i genitori, come gli era stato raccomandato dal prete, ma un furioso litigio con la madre, che gli rimproverava la forte assenza da casa, lo rese peggio di prima. Squattrinato, errabondo, è feroce contro la borghesia, ritenuta responsabile della sua infelicità. Gode per la prima volta un po’ di benessere nei 18 mesi del servizio militare a Ravenna, al termine dei quali il 6 marzo 1936 sposa Iolanda Lo Gatto, ma lo scambio dei consensi, per una sorta di compromesso, avviene nella sagrestia di S. Elena perché, se lei, cattolica, voleva esprimerlo in chiesa, lui, comunista, voleva darlo in Campidoglio (p. 22).
Nel biennio 1936-38 Cornacchiola partecipa alla guerra di Spagna, abbandonandosi a ogni sorta di violenza e tradendo la moglie; a Toledo compra un pugnale per uccidere il Papa, che un soldato tedesco protestante, suo amico, gli ha dipinto come il primo responsabile dei mali che affliggono l’umanità. Tornato a Roma, nel 1939 è assunto manovale nell’Azienda autofilotranviaria, passando a bigliettaio nel 1940 senza il temuto esame di matematica, perché al momento dell’appello era giunta la notizia della nascita del secondo figlio. La domenica frequenta la Chiesa battista e costringe la moglie, usando anche modi violenti, ad abiurare; nel 1945 aderisce agli Avventisti, tra i quali è direttore della gioventù missionaria del Lazio; il 17 marzo 1947, pur sentendosi interiormente agitato, interviene a un dibattito teologico, inveendo contro i preti, che interpretano a modo loro la Bibbia per ingannare la gente, ma al termine del confronto alcune signore, notando in lui un forte turbamento, gli dicono: «Rivolgiti alla Madonna, Lei ti salverà». (pp. 26-32). La fatidica apparizione della Madonna alle Tre Fontane avviene sabato 12 apri-
le 1947. Profittando del pomeriggio caldo e assolato, Cornacchiola avrebbe voluto condurre i suoi tre figli: Isola di 11 anni, Carlo di 7, Gianfranco di 4 anni, a Ostia, ma per un contrattempo ferroviario, ritiene opportuno dirigersi alle Tre Fontane, su un poggio in via Laurentina ombrato di eucaliptus, dove è anche una grotta. Seduto accanto al piccolo Gianfranco, Bruno prepara il discorso che avrebbe dovuto tenere ai giovani l’indomani contro la verginità della Madonna, l’infallibilità del papa, le menzogne dei preti. A un certo punto smette e si unisce a Isola e Carlo che giocano al tamburello, ma la palla più volte si perde tra i cespugli. Quando tornano dopo aver recuperato per la terza volta la palla, Bruno e il figlio Carlo vedono il piccolo Gianfranco in ginocchio davanti alla grotta, mormorando ripetutamente: “Bella Signora”; e poiché la stessa immagine è vista poco dopo da Isola e Carlo, anch’essi s’inginocchiano mormorando “Bella Signora”. Bruno è molto frastornato, incapace di capire cosa stia accadendo.
Le versioni sull’apparizione della Madonna accordate da Cornacchiola ai giornalisti e pubblicate in giornali e riviste, pur concordando nella sostanza, differiscono ovviamente in qualche particolare. Qui per la brevità, mi riferisco all’intervista che il Veggente rilasciò nel 1983 a don Antonio Ugenti, già alunno e licenziato della Facoltà Teologica “S. Bonaventura”, il quale pubblicò l’intervista nel periodico paolino “Madre di Dio”. Racconta Bruno: «Ad un tratto vedo due mani bianchissime uscire dalla grotta, mi toccano gli occhi e non vedo più. Poi vedo una luce magnifica, splendente, come se il sole fosse entrato dentro la grotta e vedo quella che i miei bambini chiamano “Bella Signora” …, e mi dice; “Io sono quella che sono nella Trinità divina: sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti. Ora basta. Rientra nell’ovile e obbedisci» (in Madre di Dio, ripresa dal bollettino del Santuario La Vergine della Rivelazione, ma io cito da San Franc. Patr. d’It. 63 [1983] 355).
Apparendo a Cornacchiola, la Madonna gli aveva indicato il modo di trovare il prete cui riferire i fatti straordinari vissuti; ma prima di rintracciarlo, la vita di Bruno divenne un inferno. Sparsasi la voce dell’eccezionale evento, il clamore dei giornali, i sarcasmi dei compagni di lavoro, gli scherni dei comunisti, le derisioni di protestanti e degli Avventisti, gli resero amara la vita. Forti dubbi inoltre lo assalivano sulla realtà di quanto aveva visto: un calvario che durò 16 giorni. Trovato finalmente il sacerdote, dopo una settimana di preparazione, il 17 maggio 1947 i coniugi Cornacchiola si confessano e sottoscrivono l’abiura al protestantesimo. L’indomani nella parrocchia di S. Elena, durante la Messa di ringraziamento, Isola riceve la prima Comunione e la cresima, Gianfranco è battezzato, a Carlo si dà una benedizione, essendo stato battezzato segretamente alla nascita dalla madre (GAETA, Il Veggente, 44-48).
Papa Pacelli, subito informato di quanto era accaduto alle Tre Fontane, lo stesso anno 1947 volle più volte incontrare il veggente, ma di notte e in gran segreto. L’incontro ufficiale con il Pontefice avverrà il 9 dicembre 1949 nell’udienza concessa dal Pio XII a un gruppo di tranvieri e altri lavoratori. In tale occasione Cornacchiola consegnò al Pontefice un pacchetto. C’era la Bibbia, che gli era servita per osteggiare i dogmi della Chiesa cattolica, e c’era il pugnale comprato in Spagna per uccidere il Papa. Alla consegna dell’arma il Papa disse: «Mio caro figlio, non avresti fatto altro che un martire di più e un Papa di più alla Chiesa!» (ivi, 63). A metà giugno 1947 il Vicariato istituì una Commissione per l’inchiesta sulla presunta apparizione della Vergine della Rivelazione a Cornacchiola e ai suoi tre figli nella zona delle Tre Fontane. Soprattutto l’interrogatorio del più piccolo, Gianfranco, convinse la Commissione della veridicità dell’apparizione miracolosa. Ai giudici, che gli chiedevano se la “Bella Signora” fosse di marmo, come la statua della Madonna che stava di fronte a lui, il bambino rispose: «Ma che statua, era de ciccia» (p. 56).
Continuando i giornali a interessarsi dell’apparizione della Vergine della Rivelazione, si ebbero discussioni e strascichi anche sul versante politico. Qualcuno nel 1948 aveva diffuso la falsa notizia che la grotta era stata chiusa solo dopo le elezioni politiche; perciò l’Avanti, che non aveva potuto digerire la clamorosa sconfitta delle Sinistre nelle elezioni del 18 aprile 1948, il 20 luglio scrisse: «Il 18 aprile è passato, le popolazioni credule hanno votato D. C. e a poco a poco vengono smobilitate le Madonne e i santi che possono finalmente riposare e non sono più costrette a muovere occhi o arti in funzione elettorale. Oggi, soddisfatta la sete di prepotere dei clericali nostrani, la sconfessione della grotta delle Tre Fontane appare per lo meno tardiva» (in Il Veggente, p. 53). La grotta delle Tre Fontane nonostante tentativi da parte ecclesiastica, non sarà mai chiusa. Rispondendo perciò polemicamente due giorni dopo, l’Osservatore Romano scrisse che l’Avanti avrebbe dovuto documentarsi meglio! Continuando poi l’afflusso di pellegrini alla grotta, il 9 luglio 1956 Pio XII ne permise il culto, e il Vicariato di Roma affidò la custodia del santuario ai Frati Minori Conventuali.
A questo punto, se mi è lecito, vorrei aggiungere qualche frammento di storia ne pereat. Il sostegno morale dei Frati Minori Conventuali al veggente Cornacchiola non risale al 1956, ma inizia quasi all’indomani della prima manifestazione mariana presso la grotta delle Tre Fontane. Nella Cronaca del collegio serafico dei Minori Conventuali, allora in via di S. Teodoro al Palatino, il 19 giugno 1947, ad appena due mesi dall’apparizione, il cronista annota: Alcuni chierici studenti della Facoltà, visitano la grotta delle Tre Fontane e hanno occasione di «vedere e parlare colla bambina di 11 anni, uno dei quattro veggenti» (Cron. Coll. IV, 229); il giorno dopo un professore della Facoltà, p. Gaetano Stano, fa visita all’ex-protestante convertito (ivi, 230); il 5 ottobre 1947 alcuni studenti del collegio assistono all’imponente processione con la statua della Madonna della Rivelazione che, muovendo da San Pietro, giunge alle Tre Fontane (ivi, 242-243). Ometto altre citazioni, perché i rapporti dell’Ordine con Bruno Cornacchiola continueranno fino alla sua morte (2001), con inviti a pranzo o a cena e richieste al veggente da parte dei rettori del collegio a tenere conferenze ai loro studenti sul prodigio delle Tre Fontane.
La conversione di Bruno Cornacchiola fu sincera, totale, costante. Per la diffusione del messaggio salvifico della Vergine, egli si recava ovunque fosse chiamato, incurante del disagio che comportano i viaggi, che spesso erano a suo carico. Non volle mai servirsi del denaro che gli offrivano, dirottandolo subito ai frati della grotta e al Vicariato. Nei viaggi poteva capitargli qualche episodio curioso, come il seguente, tratto da Saverio Gaeta dagli appunti di Cornacchiola. Un parroco presso Civitavecchia lo aveva chiamato per conferenze, che egli fece puntualmente, ma essendo rimasto digiuno a pranzo e a cena, quando al mattino seguente chiese di far la colazione, la madre del parroco, sorpresa, rispose: «Ma come, lei ha visto la Madonna e vuole mangiare?» (Il Veggente, 65).
Nel suo libro Saverio Gaeta dispone il materiale raccolto nell’archivio della SACRI in 11 capitoli, preceduti da un prologo e chiusi da un epilogo, cui segue la postfazione del card. José Saraiva Martins, datata Città del Vaticano, 8 dicembre 2015. Sintetizzo alcuni capitoli. Al cap. 4 l’A., sotto il titolo Il segreto riferisce i messaggi e i colloqui della Vergine con Cornacchiola, iniziando dal primo in assoluto, 12 aprile 1947; gli altri avvennero il 21 febbraio 1948, il 15 agosto 1949, il 15 agosto 1958, il 2 febbraio 1960. In quest’ultimo la Vergine si richiama al primo messaggio, rilevando che «molte cose si stanno avverando», ed esorta «a farne meditazione continua» (p. 78). Nel primo messaggio, lamentando la dilagante corruzione nel mondo, la Madonna aveva detto fra l’altro: «La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i ministri, specie fra gli Ordini della povertà» (p. 81).
Il messaggio del 21 febbraio 1948 è ancora rivolto ai sacerdoti. Cornacchiola vede la Vergine piangere, un «pianto misto a sorriso»: «Voi state diventando del mondo, spogliandovi del sacro, per dissacrare e abbandonare il sacerdozio datovi da mio Figlio. Dovete fare di tutto perché il mondo diventi di voi. Il mondo ha sete di verità, ma voi non gli date più l’acqua che disseta» (p. 89). Nel messaggio del 15 agosto 1958 la Madonna, come a Lourdes e a Fatima, esorta tutti alla preghiera e alla penitenza: «Pregate, pregate molto e fate penitenza con ogni mezzo e sistema, senza oltrepassare i limiti consentiti dalla volontà ragionevole; fate penitenza in ogni occasione che vi si presenta, è una richiesta di mio Figlio, e la richiesta di Gesù mio Figlio è facile, perché è una richiesta d’amore. La penitenza che vi chiede è d’amare il prossimo e dare buon esempio. Con mio Figlio, in Dio Padre, non odiate nessuno, perdonate sempre, non vendicatevi» (pp. 93-94).
Di particolare importanza è il cap. 5, La credibilità dell’evento delle Tre Fontane. Sono già una garanzia i rapporti di Cornacchiola con Pio XII, il quale il 5 ottobre 1947 benedice anche la bella statua della Vergine della Rivelazione di Domenico Ponzi e parimenti l’accennata imponente processione che accompagnò la Madonna da piazza S. Pietro alle Tre Fontane (pp. 96-98); ci sono poi le approvazioni dei vicari di Roma: Poletti e Ruini; sotto quest’ultimo, per il grande afflusso di pellegrini, il 17 marzo 1994 è «eretta in persona giuridica la chiesa di Santa Maria alle Tre Fontane», denominata poi da S. Giovanni Paolo II Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane (pp. 106-109); ma ci sono soprattutto le guarigioni spirituali. Clamorosa quella dell’attore Carlo Campanini, massone (p. 109); ci sono le numerose grazie attribuite alla Vergine delle Tre Fontane e le guarigioni inspiegabili. Nel 1952 il dottor Alliney descrisse in un libro quattordici casi di guarigioni clamorose inspiegabili dalla scienza (p. 112).
Tra le prove di credibilità delle apparizioni l’A. adduce anche il miracolo del sole. A trent’anni esatti dalla sua prima apparizione alle Tre Fontane, la Vergine, come aveva promesso a Cornacchiola l’anno precedente, il 12 aprile 1980, davanti a una folla immensa, avvenne alla grotta un prodigio solare simile a quello avvenuto a Fatima il 13 ottobre 1917. Il sole sembrò muoversi per alcuni metri nel cielo verso la grotta. L’astro appariva come una palla di fuoco roteante vorticosamente su se stessa; tutti i presenti poterono fissare a occhio nudo il suo forte bagliore senza alcun fastidio agli occhi. Di questo miracolo operato dalla Madonna «per richiamare gli increduli alla fede» (p. 117), il p. Alfonso Zincarini OFMConv, allora Assistente nazionale e internazionale della Milizia dell’Immacolata, stese una relazione al Ministro generale dei Frati Minori Conventuali Vitale Bommarco, basandosi non solo sulla propria esperienza, ma anche su quella di numerosi spettatori (p. 119).
Il cap. 6 tratta dei sacrifici cui andò incontro Bruno Cornacchiola, che non furono diversi da quelli patiti da tanti altri santi per la salvezza dei peccatori: «penitenze, prove di fede e tentazioni demoniache» (p. 121). Nel cap. 7, Le profezie, si dà spazio a fatti previsti da Cornacchiola ante eventum attraverso sogni o premonizioni che, puntualmente, si realizzarono. Cito: la sciagura di Superga in cui morirono i campioni del Torino, prevista il 3 marzo e avvenuta il 4 maggio 1949 (pp. 140-141); il rapimento del Presidente del Consiglio Aldo Moro nel 1978, previsto il 31 gennaio e il 25 marzo, poi ucciso il 9 maggio (pp. 143-144); l’attentato a Giovanni Paolo II previsto il 28 febbraio, il 1° marzo e il 26 aprile, poi consumato da Alì Agca il 13 maggio 1981 (pp. 146-147); la sciagura Chernobyl prevista i1 1° febbraio e il 1° marzo 1986, avvenuta il 26 aprile (pp. 150-151).
Nei capp. 10 e 11, Gli ultimi appelli, e Il futuro, l’A. ordina il materiale lasciato da Cornacchiola sugli ultimi richiami della Madonna. Adduco solo qualche richiamo sull’argomento che è oggi di più stretta attualità: gli attentati dell’Isis contro l’Occidente. 1999: «Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte d’oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre» (p. 192); 21 luglio 1998: «Ho sognato che musulmani circondavano le chiese e chiudevano le porte e dai tetti gettavano benzina e davano fuoco, con dentro i fedeli in preghiera» (p. 209); 26 gennaio 1996: «Questa notte ho visto San Pietro, la basilica, andare a fuoco…» (p. 220). 3 marzo 2000: «Oggi ho avuto una visione molto brutta […]. Ho visto scorrere molto sangue in San Pietro…» (ivi). È da lodare la sagacia con la quale Saverio Gaeta riesce a dominare l’ingente materiale da lui rinvenuto nell’archivio della SACRI. Non ha certo tutti i torti Cornacchiola quando reagisce con violenza contro la corruzione del clero secolare e religioso. Credo, tuttavia, che in questi rimproveri di Cornacchiola, pur giusti, non si possa negare, a mio giudizio, la prevalenza del rigore del neofita. Lo stesso Gaeta è cosciente che il suo libro potrebbe innescare «accuse di sensazionalismo e insinuazioni di ‘preconciliarismo’» (ivi, 229). Si potrebbe inoltre pensare che, in fondo, non si tratta che di sogni; ma è un fatto che questi ’sogni o segni’, come li chiamava Cornacchiola, hanno avuto tali coincidenze e riscontri con la realtà, che ignorarli sarebbe grave leggerezza.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2018
(http://www.seraphicum.com)
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Sergio Delpiano il 27 agosto 2017 alle 23:26 ha scritto:
L'apparizione della Vergine alle tre fontane come Vergine della rivelazione è legata alla figura della serva di Dio Luigina Sinapi a cui verrà rivelata dalla Santa Vergine che molti anni dopo proprio alle tre fontane avverrà la conversione di un'uomo nemico della chiesa: Bruno Cornacchiola. Il veggente dopo l'incontro con la Vergine trasformerà la sua vita dedicandola al servizio di Cristo. Bellissimo libro ben documentato da Saverio Gaeta.
cecilia nicolini il 26 ottobre 2017 alle 10:00 ha scritto:
un libro che fa riflettere e che richiama, giustamente, il lettore a mantenere uno sguardo sul futuro proprio e del mondo di cui siamo responsabili
Gabriella Fantozzi Macale il 9 novembre 2017 alle 11:35 ha scritto:
bellissimo il contenuto come è scritto, anche perché apprezzo molto l'autore. Non mi è piaciuta la copertina, troppo tetra per introdurre un'avvenimento così bello e luminoso trattandosi di un'apparizione della Vergine
Dott. Diego Boscolo Scarmanati il 21 gennaio 2019 alle 13:07 ha scritto:
Libro molto interessante, Gaeta utilizza documenti inediti che chiariscono il messaggio della Madonna
Arnoldo Vinco il 27 aprile 2019 alle 08:51 ha scritto:
Per me è stato ed è un ottimo libro che mi ha fatto approfondire il messaggio della Vergine della Rivelazione. Lo consiglio.
Lara Munari il 18 aprile 2021 alle 20:24 ha scritto:
Libro-documento ben scritto nel quale l'Autore racconta la vita di Bruno Cornacchiola, acerrimo nemico della Chiesa che, dopo l'apparizione della Vergine della Rivelazione, trasforma la sua esistenza. Una testimonianza davvero incredibile, radicale; il veggente, che si dona al servizio di Dio e della Chiesa, non si risparmia davanti a nessun ostacolo, pur nelle innumerevoli difficoltà che il compito di divulgare il messaggio della Vergine comporta. Un libro attuale, che fa riflettere, di stimolo a vivere la fede nella coerenza e nella verità. Da leggere.
A. Di cola il 30 gennaio 2022 alle 07:21 ha scritto:
Questa storia, nel panorama delle apparizioni, costituisce un unicum, sia per la vita straordinaria ed incredibile del veggente sia per il contenuto delle rivelazioni. Bruno Cornacchiola è un novello Paolo che, da persecutore acerrimo, si fa portatore della Parola di Verità e modello del gregge; mentre la Vergine della Rivelazione non solo si fa Eco della Voce di Dio - come sempre - ma disvela in modo non comune la sua personalità e i suoi intenti. Lettura obbligatoria e davvero stupefacente, anche perchè è continuazione e completamento delle vicende di Fatima.