Attacco a Ratzinger
-Accuse e scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI
EAN 9788856615838
E' mia opinione che i giornalisti che si occupano di informazione religiosa vadano classificati in tre categorie: il vaticanista in senso stretto, il «religionista» e il non specializzato che, per un motivo o per l’altro, si trova a confezionare o commentare una «notizia religiosa ». Il primo ha in comune con il terzo il fatto di lavorare prevalentemente per i grandi mezzi, e con il secondo – che invece lavora in genere per piccoli mezzi specializzati, spesso editi da istituzioni religiose – la preparazione specialistica, di cui invece il terzo tipo è decisamente carente (fino a sfiorare, in qualche caso, l’analfabetismo religioso). Stando così le cose, il vaticanista sembrerebbe il più privilegiato del gruppo, e in effetti lo è: ha delle cose da raccontare, ha gli strumenti culturali per farlo e ha una grande audience – quella delle televisioni, dei quotidiani, dei magazine – a cui rivolgersi. Peccato che lo spazio che quei grandi mezzi gli riservano sia in genere ridotto, in quanto condizionato dalla logica del mercato, nonché inserito in un contesto in cui si tende a interpretare i fatti religiosi secondo criteri prevalentemente politici.
Ecco però giungere in soccorso del vaticanista altri due mezzi, l’uno all’opposto dell’altro quanto alla prossimità che consentono rispetto ai fatti: il libro, con il quale il giornalista esperto di cose religiose si è tradizionalmente misurato (pubblicando, a seconda dei casi, diari di viaggio, inchieste, saggi, biografie, riflessioni storico- teologiche ecc.), e il web, dove sempre più spesso anch’egli, alla pari della gran parte dei colleghi, è autore o coautore di un blog. Si possono collocare i due instant book recentemente firmati da Paolo Rodari e Andrea Tornielli, l’uno, e da Aldo Maria Valli, l’altro,(1) esattamente a metà strada tra questi due mezzi: e non sarà un caso che Valli e Tornielli, da un lato, abbiano già alle spalle diversi bei volumi, e che, dall’altro, Tornielli e Rodari curino due blog, rispettivamente «Sacri palazzi» e «Palazzo apostolico», particolarmente vivaci. Si tratta di due testi che riflettono sull’immagine, prevalentemente negativa, con cui la Chiesa di Roma, e segnatamente il suo capo, papa Benedetto XVI, sono stati dipinti sui mezzi di comunicazione di massa in questi anni, a partire da alcuni eventi (di cui Il Regno ha, di volta in volta, ampiamente riferito ai suoi lettori: è anche il nostro mestiere…), e ancor più in questi ultimi mesi, caratterizzati dalle rivelazioni sulla «pedofilia tra il clero ».(2) E vi riflettono con una tesi sostanzialmente condivisa, che è dichiaratissima nei titoli oltre che nelle pagine introduttive e conclusive e persino forzata dalle immagini di copertina:(3) non ci sono gli estremi per parlare dell’esistenza di un «complotto» ai danni del papa, ma si può certamente prendere atto che egli è stato fatto segno di una serie di attacchi convergenti, sebbene portati da soggetti diversi e indipendenti l’uno dall’altro. Tali soggetti fanno capo, a dire dei tre vaticanisti, a due aree principali e concentriche: quella della cultura laico-illuminista, con i suoi pregiudizi verso la ragionevolezza del credere e verso il ruolo positivo delle religioni nello spazio pubblico, e quella, interna alla Chiesa stessa, preoccupata che questo pontificato incarni rispetto al concilio Vaticano II una linea restaurazionista, sia pure descritta nei termini di una «ermeneutica della riforma».(4)
Rodari e Tornielli individuano poi un terzo «cerchio», ancor più prossimo al papa, che contribuirebbe a indebolirne l’immagine pubblica non tanto per una qualche ostilità nei suoi confronti, ma più semplicemente per i propri limiti: quello rappresentato dallo staff dei suoi collaboratori, dalla «squadra».(5) Vicini nella tesi dell’«attacco al papa», i due libri sono vicini anche nella valutazione delle sue effettive conseguenze, che consistono a loro giudizio nell’anestetizzazione del messaggio principale di Benedetto XVI: la proposta di vivere «come se Dio ci fosse», con quel che ne consegue sul duplice versante dell’etica individuale e dell’etica sociale. Ma non lo sono nel modo in cui raccontano le cose, al punto che li si potrebbe davvero considerare complementari. La coppia Rodari-Tornielli ripercorre il quinquennio del pontificato ratzingeriano attraverso dieci «crisi mediatiche», dalla lectio di Ratisbona alla «pedofilia tra il clero» (cui è costretta in realtà a dedicare uno spazio quadruplo), ciascuna delle quali descritta secondo uno schema ben preciso: i fatti, l’immagine distorta che di quei fatti è passata sui mass media, le possibili responsabilità di tale distorsione. Quattordici capitoli densi, documentatissimi, talvolta con contributi inediti, in cui le numerose fonti sono selezionate sulla base della loro autorevolezza e affidabilità,(6) senza farsi condizionare dall’eventuale collocazione politico-ecclesiale e anzi senza mai evocarla per qualificarle (o eventualmente squalificarle).
Valli invece si concentra nel mettere in luce i contenuti principali del magistero del papa, le cose più importanti che dice, e che nel racconto dei media sono state, per così dire, oscurate a causa della maggiore attenzione data agli scandali, alle critiche, alle polemiche e alle divisioni interne. Scandali, critiche e polemiche che dunque nel suo volume si limita a riprendere per sommi capi, mentre il maggior spazio (e le maggiori energie) si concentra su ampie e preziose citazioni delle tre encicliche papali e degli altri testi-chiave del pontificato, dalla Deus caritas est, al discorso al Collège des Bernardins (Parigi 2008), a quella sorta di anteprima rappresentata dal discorso di Subiaco del 1° aprile 2005. Citazioni nelle quali colpisce una grande empatia verso la persona di Benedetto XVI, la stessa che emerge qua e là anche nelle ricostruzioni, complessivamente più asettiche, di Tornielli e Rodari. Anche se l’anagrafe consentirà certamente all’attuale generazione di vaticanisti di occuparsi di altri papi, la lettura dei due volumi lascia la sensazione che, dopo solo cinque anni di pontificato, il loro sguardo verso Benedetto XVI sia già molto simile a quello che la generazione precedente, quella degli Accattoli, per intenderci, aveva maturato (ma impiegandoci più tempo) nei confronti di Giovanni Paolo II.(7)
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 16
(http://www.ilregno.it)
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1- Rodari è il vaticanista de Il Foglio, dopo esserlo stato de Il Riformista; Tornielli è il vaticanista de Il Giornale; Valli è il vaticanista del TG1, dopo esserlo stato del TG3.
2- Anche di queste vicende la nostra rivista si è occupata, da almeno vent’anni, e ha continuato a occuparsene anche in questi mesi in cui esse sono trasmigrate sulle prime pagine: per i riferimenti più recenti, mi limito a rinviare all’apposita sezione «In primo piano» del nostro sito web www.ilregno.it.
3- Da notare che è lo stesso Valli a descrivere due copertine pressoché identiche, comparse nella primavera 2010 l’una su L’Espresso, col titolo «Scacco al papa», e l’altra sul Time col titolo «The Pope’s Nightmare», per stigmatizzare come i media si possano trasformare in «perfette macchine per lapidare».
4- Cf. BENEDETTO XVI, Discorso alla curia romana, 22.12.2005; Regno-doc. 1,2006,7.
5- Con l’esclusione del direttore della Sala stampa della Santa Sede, al quale, diversamente da quanto accadeva tra Giovanni Paolo II e J. Navarro- Valls, non si richiede di agire da spin-doctor, ma semplicemente di trasmettere ai media nel miglior modo discorsi e interventi così come gli arrivano: cf. Attacco a Ratzinger, «1. Ratisbona, la citazione “politicamente scorretta”», 24-25.
6- Anche se talvolta fa capolino l’antica consuetudine, molto vaticanista e poco anglosassone, di coprire le fonti più riservate sotto l’anonima etichetta del «monsignore bene informato».
7- Di quella acquisita empatia il segno più evidente fu la scelta di papa Wojtyla di affidare ad alcuni vaticanisti la redazione delle meditazioni per la Via crucis del 2002: cf. Regno-att. 8,2002,224, 9,2002,257.
«L’unica cosa che non si perdona a Ratzinger è quella di essere stato eletto Papa…». È scritto in quarta di copertina del volume di Paolo Rodari e Andrea Tornielli. È in atto un’offensiva contro la Chiesa, il Papato e, in particolare, il Pontefice. Un attacco basato sul pregiudizio, tanto consolidato quanto inesatto, che ha dipinto il cardinale Ratzinger prima e Papa Benedetto XVI poi come retrogrado conservatore, illiberale e antidemocratico. Un preconcetto pronto a asfissiare qualsiasi cosa il Papa dica o faccia, a enfatizzare, a creare «casi internazionali».
L’elenco degli odiatori
Rodari e Tornielli – uno vaticanista de Il Foglio, l’altro de Il Giornale – focalizzano l’attenzione su episodi di cui propongono risvolti e interpretazioni inediti. In primis il discorso di Ratisbona (12/IX/2006), con la citazione “islamicamente scorretta” dell’Imperatore bizantino Manuele II Paleologo (1350-1425), a cui fa seguito una campagna contro il Papa, alimentata dalla stampa laicista e dal fondamentalismo islamico, che degenera in violenza. C’è chi mette in relazione l’episodio con l’uccisione di una suora a Mogadiscio. La vicenda contiene peculiarità ricorrenti: l’uso strumentale della citazione estrapolata dal contesto; l’adesione di esponenti cattolici ostili al Papa; la debolezza del sistema di comunicazione del Vaticano.
In altri frangenti spicca il dissenso dei cattolici “progressisti”. È il caso delle polemiche seguite al Motu proprio Summorum Pontificum (2007) – che liberalizza la Messa in Rito Romano Antico (nella versione di Giovanni XXIII del 1962) – e alla remissione della scomunica a quattro vescovi consacrati da mons. Marcel Lefebvre senza il consenso della Santa Sede.
Nel caso del motu proprio, la questione esula l’aspetto liturgico e tocca l’interpretazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. I “progressisti” fanno quadrato intorno a quella che Benedetto XVI stesso ha definito “ermeneutica della rottura” a cui il Papa oppone l’esatta “ermeneutica della continuità”, che inserisce il Concilio nel flusso della tradizione della Chiesa e non lo vede come spartiacque fra un prima opprimente e retrogrado e un dopo aperto e moderno.
Marzo 2009: il Papa va in Africa. In aereo risponde ai giornalisti. Philippe Visseyrias, di France 2, gli pone una domanda sull’AIDS e il Papa asserisce che la distribuzione di preservativi non risolve ma aggrava il problema.
Il Pontefice tecnicamente ha ragione – e in seguito lo confermeranno vari immunologi – ma la sua risposta viene anche in questo caso decontestualizzata e strumentalizzata ad hoc, e relega in secondo piano – soprattutto in Europa e negli USA – i richiami sulla crisi del continente africano e la energica denuncia delle malefatte delle istituzioni internazionali e di alcune multinazionali in Africa.
Inquietante l’intervento di alcuni governi (Spagna, Francia, Germania) che chiedono al Papa di scusarsi e del Parlamento Europeo ove una mozione di censura del Pontefice non passa, ma raccoglie 199 voti.
Inusitati attacchi provengono “da destra” riguardo all’enciclica Caritas in veritate (2009), gli americani George Weigel e Michael Novak la giudicano ingiustamente ostile al modello di capitalismo prevalente negli Stati Uniti, mentre la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus (2009), con cui il Papa apre agli anglicani delusi dalle derive della propria comunità (sacerdozio femminile, matrimonio omosessuale), scatena critiche bipartisan. A sinistra è giudicata pericolosa per l’ecumenismo, a destra si ritiene che l’accoglienza nella Chiesa Cattolica di sacerdoti anglicani sposati possa compromettere la difesa del celibato.
Il dolore più grande
La crisi più grave è quella relativa agli abusi sessuali, a cui Rodari e Tornielli dedicano tre ampi capitoli. Sottolineando che si tratta di fatti reali, ancorché non circoscritti alle sole realtà cattoliche, gli Autori rispondono alle critiche, mosse anche da vescovi e cardinali, rilevando che se c’è stato un uomo rigoroso nei confronti dei preti pedofili questi è stato il cardinale Ratzinger in veste di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Semmai egli avrebbe incontrato ostacoli negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II che, sempre più malato, non seguiva tali vicende delegandole a collaboratori a cui andrebbero ascritte eventuali responsabilità.
Tre tipi di attacchi sono rivolti al Pontefice: il primo è ispirato dalle lobby laiciste, omosessuali, massoniche, femministe, dalle multinazionali farmaceutiche che vendono prodotti abortivi, dagli avvocati che chiedono risarcimenti miliardari per i casi di pedofilia. Un universo complesso che dispone delle nuove tecnologie d’informazione e vede nel Pontefice il principale ostacolo ad una società relativista.
Alleato, più o meno consapevole, di questi gruppi è il secondo avversario, il progressismo cattolico. Attraverso le opinioni dei cattolici progressisti i media laicisti occultano la propaganda anticattolica contrabbandandola come appoggio contro un Papa reazionario che vorrebbe azzerare il Concilio e stravolgerne lo “spirito”.
Infine il terzo avversario, involontario ma non meno pericoloso. Si tratta dei non pochi “autogol” segnati dai collaboratori del Papa. Qualche volta per lentezza nelle reazioni, altre volte per scarso o assente coordinamento fra istituzioni vaticane. L’impressione è che Oltretevere si fatichi a stare al passo con la comunicazione del XXI secolo i cui tempi di reazione si misurano ormai in minuti, quando non in secondi.
Benedetto XVI sa di essere sotto attacco, ma è sereno. Insiste sul fatto che la salvezza della Chiesa verrà dalla fedeltà alla preghiera, dalla meditazione, dall’imitazione di Cristo. La Chiesa, insomma, per essere ancora modello non deve preoccuparsi di emulare i modelli dominanti ma piuttosto essere fedele a se stessa.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 59 - Novembre 2010
(http://www.radicicristiane.it)
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Giuseppe Bronzi, giuseppebronzi@live.it il 12 settembre 2010 alle 07:27 ha scritto:
Attacco al papa? Ma non sono forse tutte vere le accuse che vengono fatte alla (non Chiesa che è il popolo di Dio)ma alla gerarchia ecclesiastica cattolica romana e al suo clero? Paolo VI aveva scomunicato i lefebvriani, che bisogno c'era di corteggiarli? E il teatrino della messa in latino riesumata in modo spesso irriconoscibile? Ecc.ecc.
Ma penso che il mio commento non apparirà perché per la logica clericale è una stroncatura immotivata o qualcosa di simile.
isabella sanfilippo il 13 settembre 2010 alle 14:59 ha scritto:
Grazie a certi giornalisti sorretti da una sincera fede cristiana, e preoccupati della fede altrui e della fede della gente semplice, possiamo leggere pagine illuminanti e possiamo diffonderle a chi ci è vicino.
Mimì Capurso, mimicapurso@libero.it il 16 novembre 2010 alle 10:08 ha scritto:
Si, è evidente, straparlano di pedofilia solo con l'intento di attaccare il dottissimo Pontefice Ratzinger, credilie Successore di Pietro, Vicario di Cristo in terra. Coraggio Santità , non sei solo , siamo in tanti a volerti bene. Davvero tanti! Mimì Capurso-Bisceglie(Puglia)
Nicola Giuliani il 11 luglio 2011 alle 20:57 ha scritto:
L’analisi,le riflessioni e commenti proposti dai due qualificati autori appaiono certamente condivisibili, ma peccano per una grave lacuna : quella di aver ignorato la critica più qualificata, puntuale e non agevolmente smontabile fatta al Pontefice da un altro grande teologo, suo antico collega (sic Pier Giordano Cabra su Osservatore Romano 23 aprile 2010), nella ben nota “Lettera aperta ai vescovi” pubblicata sulla stampa nell’aprile 2010.
sabina il 17 agosto 2011 alle 23:27 ha scritto:
Non ho ancora letto il libro,ma mi urta sia il titolo che la foto di spalle del Papa. Gli attacchi più vili sono proprio quelli inferti alle spalle ,senza che gli interessati possano difendersi direttamente.
Per un credente toccare così la figura di un Papa è come far male alle proprie pupille o al proprio padre o alla propria madre. Santa Caterina chiamava il sommo pontefice:Il dolce Cristo in terra.Personalmente ringrazio Dio per tutti i Papi santi che ci ha dato. Sabina
francesco il 21 agosto 2011 alle 12:10 ha scritto:
Non si può negare che alcune misure prese dal papa fossero controcorrente rispetto al Vaticano II: tanto è vero che spesso ha dovuto fare marcia indietro. Bisogna comunque apprezzare del papa la sobrietà e la non teatralità. Però quel pastorale con la croce imperiale d'oro dà tutto il senso di una Chiesa tornata all'autocrazia clericale, con l'emarginazione effettiva dei fedeli laici costretti a stare nel recinto loro assegnato. Insomma è saltata la dimensione ecclesiale della Chiesa e trionfa quella gerachica e clericale. Non è questa la Chiesa dei Vangeli, la Chiesa di PaoloVI.
Edmond OUEDRAOGO il 31 luglio 2020 alle 15:56 ha scritto:
"Perdonna loro Signore, perché non sanno quello che fanno"... neanche quello che dicono... nepure quello che scrivono!... Una lettura di bassezza umana sull'altissima e misteriosa realtà che è la Chiesa è sempre fuorviante! Senz'altro, una istituzione alla guida di uomini ne conosce di tutti i colori, ma la Chiesa, in quanto istituzione divina supera di gran lunga questa visione più ristretta!