È già da qualche anno, ormai, che la collana “Le parole della fede”, con uno stile rigoroso ma accessibile, propone una serie di volumi che intendono ricostruire, secondo il metodo genetico-storico, il significato teologico di alcune parole fondamentali della fede cristiana. Ed è appunto all’interno di questa collana che si inserisce il volume che oggi intendiamo recensire, il quale, però, ha come oggetto non tanto un singolo concetto teologico, quanto la persona stessa di Gesù Cristo, imprescindibile riferimento per ogni altro discorso di fede.
In primo luogo, è da rilevare che il saggio è dovuto alla penna di Maurizio Gronchi, professore ordinario di Cristologia nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana e Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede. L’autore, già noto per i suoi numerosi scritti in ambito cristologico, propone qui un percorso suddiviso in dieci capitoli che intendono rileggere il tema secondo quattro distinte coordinate: dopo una riflessione di carattere metodologico (capitolo 1), il libro si sofferma sulla cristologia biblica (capitoli 2-4), e su quella storica (capitoli 5-9), per concludersi con una riflessione sistematica su una questione specifica vale a dire la singolare universalità di Gesù Cristo (capitolo 10).
Come già puntualizzato, all’inizio il testo pone la questione metodologica della ricerca e delinea il criterio ermeneutico attraverso il quale comprendere la vicenda storica di Gesù di Nazaret e la sua successiva confessione quale Cristo, Signore e Figlio di Dio. Tale criterio è individuato nell’unità tra ricerca storica e interpretazione credente, tra storia e fede della Chiesa, e diviene fondamentale per il prosieguo dell’opera. In questo modo, infatti, è possibile accostare le fonti bibliche della cristologia, i Vangeli e gli altri scritti neotestamentari, e cogliere tanto i nessi che li unificano, quanto le peculiarità che li contraddistinguono.
I successivi tre capitoli affrontano l’evento Gesù Cristo colto nella sua prospettiva biblica: il contesto storico-sociale, il progetto di Gesù e il suo destino fino alla morte di croce e all’annuncio pasquale della sua resurrezione. Seguendo il racconto dei Vangeli, l’autore delinea così il cammino storico di Gesù di Nazaret, e mette a tema tutti gli aspetti principali della sua vicenda: l’annuncio del Regno attraverso la predicazione e i gesti potenti; le relazioni interpersonali con i discepoli e con quanti egli ha incontrato nel suo ministero pubblico; fino ad arrivare ad illustrare la sorgente prima e la ragione ultima del suo essere per gli altri, vale a dire il rapporto intimo e personale con Dio, il Padre (cf.45-47). In questo contesto, l’autore non si esime dall’affrontare – seppur brevemente, data la mole dell’opera – temi significativi quali la fede di Gesù (cf.47) o l’autocoscienza filiale (cf.52-53). Infine, questa parte dell’opera si conclude con la illustrazione del mistero pasquale (cf.53-60), mistero di morte e di resurrezione, dove gli accenti della riflessione vengono posti sul piano spirituale oltreché teologico.
Con il quinto capitolo inizia invece il percorso più propriamente storicoteologico della fede in Cristo. Un cammino che, attraversando i due millenni della storia cristiana, è volto soprattutto a delineare le diverse immagini con le quali viene compreso e proposto l’unico ritratto del Figlio di Dio. Ecco allora, dapprima, i contributi della Chiesa apostolica (Paolo e Giovanni) e subapostolica (gli apologisti e le prime riflessioni di più ampio respiro con Ippolito, Tertulliano e Origene). Segue, quindi, il capitolo dedicato alle grandi discussioni sulla fede cristologica tanto in Oriente quanto in Occidente, con i grandi Concilî orientali che fissano la formulazione del dogma nelle definizioni di Nicea – Costantinopoli ed Efeso – Calcedonia e ne interpretano il significato nei successivi Concilî di Costantinopoli II e III. Infine, gli ultimi tre capitoli propongono una illustrazione del pensiero cristologico e del suo sviluppo tra Medioevo latino, età moderna ed epoca contemporanea. Particolarmente significativo è quest’ultimo capitolo poiché, oltre alla cristologia europea, si propone un percorso di riflessione che guarda anche alle cristologie dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia, nonché alle cristologie femministe e, più in generale, contestuali.
Infine, il lavoro di M. Gronchi, non potendo eccedere nel formato rispetto alle esigenze della collana, si conclude con una sola riflessione di tipo sistematico, affrontando una delle tematiche cristologiche emergenti negli ultimi anni, vale a dire il rapporto tra la singolare universalità di Gesù Cristo salvatore e le proposte di salvezza delle altre religioni.
Resta evidente, dall’illustrazione delle scelte metodologiche e dei contenuti, che il presente testo si caratterizza per essere una prima introduzione alla riflessione cristologica che, in ogni caso, chiede ulteriori approfondimenti. Tuttavia, un tale scritto non va in alcun modo sottovalutato e, anzi, va ringraziato l’autore per aver saputo condensare in così breve spazio un percorso che normalmente richiede ben altra paginazione. Questo lavoro, infatti, può sicuramente aiutare il lettore ad acquisire una mappa generale delle tematiche che sono proprie di questo ambito della dogmatica e a comprendere l’orientamento metodologico di questa disciplina. Inoltre il libro può essere una guida per quanti, dopo aver affrontato lo studio della cristologia, vogliano avere a disposizione un quadro sintetico e di riepilogo del percorso biblico e storico-teologico già compiuto ed aprirsi alla comprensione del mistero di Cristo anche sul piano spirituale, grazie all’attenzione posta dall’autore anche a questa dimensione.
Tratto dalla rivista Lateranum n.3/2015
(http://www.pul.it)
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