Francesco d'Assisi, Francesco di Roma
-Una nuova primavera per la Chiesa?
(Vita di missione (Nuova serie))EAN 9788830721777
Questo libro, pubblicato in italiano nel primo anniversario dell’elezione di papa Francesco, ma uscito in Brasile appena alcuni mesi dopo quell’evento, raccoglie le riflessioni di Leonardo Boff (1938), l’ex sacerdote francescano brasiliano, che è il più famoso esponente della teologia della liberazione, sulla sorprendente attività di Bergoglio, pastore che preferisce essere riconosciuto come vescovo di Roma, fratello degli altri vescovi del mondo intero. Un papa venuto dalla periferia del mondo, dall’esterno della vecchia cristianità europea, che tra la sorpresa generale sceglie il nome di Francesco.
Nella prima parte del volumetto (Papa Francesco. Rotture e inaugurazione del Nuovo: pp. 15-41), l’autore offre alcune riflessioni sul passato della chiesa. La “rottura” con la situazione precedente l’elezione del nuovo papa evidenzia la novità che Francesco rappresenta per la chiesa e per il mondo. Il teologo sudamericano ritiene che il papa del suo continente faccia emergere una nuova visione del ruolo della gerarchia della Chiesa cattolica, immersa in una grande crisi di autorità, di credibilità e di leadership, a causa dei vari scandali finanziari e morali. Egli attribuisce la crisi della chiesa-istituzione all’assoluta concentrazione del potere nella persona del papa, potere esercitato in maniera assolutistica e lontano da qualsiasi partecipazione dei cristiani, fatto che crea ostacoli praticamente insormontabili al dialogo ecumenico con le altre chiese. Sulla scia della domanda del teologo dissidente svizzero Hans Küng, «la chiesa si può salvare?» (p. 34), Boff rilegge il cammino che ha determinato la crescita del potere del papa, da successore del pescatore Pietro a vicario di Cristo e a rappresentante di Dio. Egli rifiuta una monarchia pontificia assoluta con il pastorale dorato, che non è coerente con il bastone di legno del buon pastore che con amore cura le pecore e le conferma nella fede, come gli ha chiesto il Maestro (cf. Lc 22,32). Boff si sofferma su due modelli di chiesa, fondati rispettivamente sul dialogo e sulla testimonianza.
Il modello della testimonianza è quello che ha preso il sopravvento negli ultimi secoli. La chiesa possiede la pienezza dei mezzi necessari alla salvezza: i sacramenti che trasmettono la grazia, una morale chiara, la certezza di identificarsi con la chiesa di Cristo, l’unica vera, l’infallibilità del papa in questioni di fede e morale, la gerarchia che governa il popolo fedele e conta sulla promessa dell’assistenza permanente dello Spirito Santo. Questo modello ha intimidito molti cristiani che si sono sentiti trattati da bambini e non valorizzati per le proprie competenze; essi non hanno più trovato nella chiesa un rifugio spirituale e, sconsolati, si sono allontanati dall’istituzione ma non dal cristianesimo come valore e utopia generosa di Gesù.
Il modello del dialogo, invece, parte da altri presupposti: il Regno è più della stessa chiesa e si manifesta là dove esistono verità, amore e giustizia. Il Cristo risuscitato possiede dimensioni cosmiche e spinge l’evoluzione verso il bene ultimo, lo Spirito è sempre presente nella storia e nelle persone che fanno il bene, Egli precede il missionario cristiano, poiché è già presente nei popoli come solidarietà, amore e compassione. Il dialogo ha avvicinato molti che si sono sentiti come a casa propria, contribuendo a costruire una chiesa capace di imparare e aperta al dialogo con tutti. L’effetto è un sentimento di libertà e di creatività. Così vale la pena di essere cristiani. «Il centro del messaggio di Gesù non era la chiesa, bensì il regno di Dio: una utopia di completa rivoluzione-riconciliazione di tutta la creazione» (p. 39). Boff vede la realizzazione di questo modello proprio nella figura carismatica di papa Francesco, povero, umile, tenero e fraterno, accogliente verso tutti coloro che si avvicinano a lui, senza dare eccessiva importanza alle differenze di religione o di cultura.
Nella seconda parte (Francesco d’Assisi Francesco di Roma. Affinità e analogie: pp. 45-112), Boff mette a confronto la figura del papa argentino con quella del santo umbro, entrambi chiamati a “restaurare la chiesa”, entrambi animati dallo spirito di povertà, semplicità e umiltà. Boff, che scrive questo libro a caldo, poco dopo l’elezione del 13 marzo 2013, riconosce che papa Francesco, come il suo omonimo medievale, si è presentato al mondo, sin dall’inizio del pontificato totalmente disarmato e povero, come dimostra il gesto altamente profetico, compiuto il giorno della sua elezione, di chiedere al popolo di Dio radunato in piazza San Pietro e collegato in mondovisione che pregasse “su” di lui; come il santo d’Assisi ha messo al centro della sua missione i poveri e ha sottolineato l’importanza di una corretta relazione tra l’uomo e il creato. Il teologo brasiliano, inoltre, elenca “profeticamente” alcune delle svolte che il pontificato di papa Bergoglio potrebbe accelerare nella chiesa: egli si aspetta che il vescovo di Roma si impegnerà a riformare la Curia, decentrando l’amministrazione curiale e presentando, così, un volto diverso e credibile del Vaticano, guidando la Chiesa di Roma come quella che è stata chiamata a “presiedere nella carità” (cf. Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani) e non tanto nell’autorità giuridica, che nel corso dei secoli ha indebolito le chiese locali.
Un’amplissima decentralizzazione è possibile e realizzabile, senza ledere in alcun modo la sostanza della fede cristiana. Boff sottolinea come già in precedenza il cardinale Bergoglio aveva denunciato l’idolatria del denaro, l’insensibilità della cultura alla sofferenza umana e la mancanza di rispetto verso quell’eredità sacra che è stata ricevuta da Dio, che è la Madre Terra, e presagisce anche che il suo intento riformista incontrerà dure resistenze, gravi insuccessi e che potrebbe addirittura rischiare la vita, com’è accaduto in alcune tristi occasioni del passato della chiesa. Tuttavia, riconosce che sin dalle prime settimane di pontificato il papa ha dimostrato di avere mano ferma e che non gli manca il coraggio di seguire quanto il suo discernimento spirituale gli suggerisce per restaurare la credibilità della chiesa e ristabilire «la freschezza del Vangelo» (p. 79). In relazione all’attenzione ai poveri, uno dei punti di forza della teologia della liberazione, condivisa da papa Bergoglio, l’autore è certo che il papa richiamerà gli uomini e le donne del pianeta ad avere meno, per essere di più, a consumare in maniera solidale, affinché tutti possano avere il necessario per una vita dignitosa, e ad abbracciare la solidarietà condivisa contro una cultura dell’accumulazione e dello scarto.
A proposito dei rapporti del papa con la teologia della liberazione, Boff ritiene che non è tanto importante essere esponenti di quella forma del pensiero teologico, quanto prendere parte alla liberazione degli oppressi, dei poveri e di coloro che hanno subito ingiustizie. Tutto questo indubbiamente corrisponde all’azione pastorale del papa, il quale, tra l’altro, si richiama più esplicitamente alla cosiddetta “teologia del popolo”, che è la via argentina della teologia latino-americana. Il teologo brasiliano delinea, quindi, il ritratto interiore del papa, che si caratterizza per una profonda libertà di spirito, esercitata sia nel senso della libertà da costrizioni, da regole, norme e protocolli inventati dalla società e dalle istituzioni per uniformare comportamenti e personalità, sia nel senso della libertà per essere autentici, per pensare con la propria testa e agire coerentemente con la propria norma interiore, maturata durante tutta la vita, nella resistenza a quelle costrizioni e in tensione con esse. Altra caratteristica dello stile di papa è la sua capacità di comunicazione immediata, già rivelata al tempo del suo ministero a Buenos Aires: egli tocca e si lascia toccare, parla il linguaggio dei giovani e dice la verità con sincerità, suscitando speranza e fiducia nel futuro.
Egli rappresenta una nuova alba di speranza per tutto il mondo, il segnale che una primavera può irrompere nella chiesa, riempiendola di vitalità e splendore. In campo politico egli ha incontrato un paese agitato dalle manifestazioni di massa dei giovani e ha difeso la loro utopia e il loro diritto di essere ascoltati. Ha presentato una visione umanistica per la politica, per l’economia e per lo sradicamento della povertà. In campo religioso è stato ancora più fecondo e diretto. Ha riconosciuto che molti giovani hanno perso la fede nella chiesa e perfino in Dio a causa dell’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo. Nel dialogo con il mondo moderno e con la diversità religiosa, papa Francesco non ha mostrato alcuna paura nei confronti della modernità e fa ogni sforzo per inserirsi in un profondo senso di solidarietà verso coloro che sono privati di ogni sostegno vitale e di educazione.
Nella terza parte del libro (Francesco e la riforma del papato. Un altro paradigma: pp. 115-152), vengono prese in considerazione, infine, le linee principali della sua azione pastorale, che incarna la rivoluzione della tenerezza, incentrata sui poveri e sui sofferenti di tutto il mondo e su una chiesa che si autocomprende come «ospedale da campo», pronta a soccorrere tutti con compassione, cura, misericordia e amore, dal momento che tutti, indipendentemente dalla propria appartenenza religiosa, culturale o politica, devono essere visti e amati come fratelli e sorelle, tutti come figli e figlie del Padre di bontà. Boff si sofferma particolarmente sulle parole che il papa aveva pronunciato in un’intervista del settembre 2013: «Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità» (p. 129).
Papa Francesco sicuramente è guidato da un sogno, perché sono i sogni ad aver sempre animato e ad animare ancora i creatori di nuovi cammini e ad aver inaugurato e inaugurare ancora grandi trasformazioni. Il sogno di papa Francesco è ispirato al sogno di san Francesco d’Assisi: riparare la chiesa nella sequela di Gesù, il centro della sua missione. Boff attesta che il messaggio di papa Francesco non è eurocentrico, non è ecclesiocentrico, non è vaticanocentrico, non è papacentrico; egli non è un restauratore o un conservatore, non si ritiene un maestro, dottore e indottrinatore, non si comprende come fonte di certezze e come un oracolo, ma come un compagno di strada che non ha paura delle frontiere più difficili. Egli ha messo al centro della sua attenzione il mondo, superando la tendenza a costruire la chiesa esclusivamente dall’interno, immune dalle contaminazioni della modernità.
Alla luce della riflessione di Boff, Francesco di Roma e Francesco d’Assisi presentano innumerevoli analogie nel comportamento e nel messaggio che annunciano: la gioia di vivere e l’incantamento davanti alla bellezza della creazione sono comuni a entrambi, così come la loro presenza libera, spoglia di potere, fatta di tenerezza e di prossimità al popolo, specialmente ai poveri. Il papa, come il santo umbro, vuole veramente una chiesa povera, vescovi poveri, preti poveri, cristiani che vivano l’opzione preferenziale per i poveri e per la giustizia sociale. Egli rappresenta una nuova alba di speranza per tutto il mondo, il segnale che una primavera può irrompere nella chiesa, riempiendola di vitalità e splendore.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 4/2015
(http://www.pftim.it)
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spiritualità francescana, riforma della Chiesa, Francesco d'Assisi (santo), Francesco (Jorge Mario Bergoglio)