Un'Idea di umanità. Etica e natura dopo Darwin
(Scienze religiose)EAN 9788810415061
L’intento non è quello di proporre una riflessione sulla natura umana in una prospettiva totalizzante, ma identificare e analizzare problemi vitali, distinguendo ambiti e discipline, in vista dell’individuazione di uno scenario «in cui il conflitto culturale, che pure esiste e ha la sua profonda ragion d’essere, possa avvenire nella consapevolezza e nel rispetto della posta effettivamente in gioco. Questo dovrebbe consentire di capire che non esistono vittorie senza perdite e che qualsiasi scenario prospettabile, comporterà in ogni caso dei guadagni e dei costi. In gioco, in fondo, non c’è soltanto la verità ma anche il significato che attribuiamo alla verità e questo è un tema tutt’altro che scontato, soprattutto se accettiamo la lezione di Darwin e cominciamo a pensarci come esseri che nascondono nella loro esistenza e forma di vita una profonda dose di contingenza» (p. 13).
Riflettere sull’eredità di Darwin è ancor più difficile di quanto possa essere il confronto con dottrine che, nell’ambito della fisica, determinarono la rivoluzione copernicano-newtoniana o quella relativistica. Inoltre, bisogna anche dire che l’opera di Darwin sembra convogliare parte di un interesse che, in altri momenti, è stato rivolto alle opere di Marx e di Freud. In ogni caso, la storia del darwinismo ha un carattere emblematico. Essa si lega alla crisi del teismo tradizionale nella società inglese dell’Ottocento vittoriano e va riferito all’emergere di una sensibilità di carattere naturalistico che nasce dalla difficoltà ad accettare i tratti più oscuri e negativi delle cose e della vita.
Si aggiunga che, se occorre distinguere tra Darwin e il darwinismo, bisogna anche ricordare la provocatoria tesi di David Hull, secondo la quale lo stesso darwinismo non è un concetto astratto e intemporale, ma va inserito in una ricca trama storica di cui bisogna tener conto.
Perciò, Costa sottolinea «la sensazione che vi sia bisogno di una comprensione articolata del lascito intellettuale darwiniano che consenta di distinguere i differenti piani lungo cui esso si dispone rivela nel nucleo centrale del darwinismo una costellazione teorica feconda per un programma di ricerca ramificato in molte direzioni» (p. 217).
Inoltre, il darwinismo non può essere concepito solo come una complessa organizzazione di teorie, ma va anche visto sotto l’aspetto di un suo possibile inquadramento teorico in senso naturalistico.
Come si vede, si tratta di affrontare vari problemi che, essendo disposti a vari livelli, hanno diverse fisionomie che vanno vagliate con attenzione. Non basta distinguere tra la teoria scientifica e il suo contesto di fondo, ma si può anche sottolineare la presenza di un ulteriore orientamento, definito «darwinisticismo», mediante il quale alcuni concetti, estrapolati dalle dottrine di Darwin, sono stati utilizzati per spiegazioni tendenzialmente onnicomprensive: spesso il suffisso ismo del termine darwinismo ha finito per rendere più problematico il contatto con le tesi più vive di Darwin. Infatti, molte tesi, che sono basate sull’estensione analogica del tema dell’evoluzione e sono ascrivibili soprattutto all’influsso di Spencer, si sono dimostrate infondate o discutibili. In effetti, la trasposizione del darwinismo nell’ambito socio-biologico e psicologico e le interpretazioni etico-antropologiche e politiche non appaiono molto condivisibili e l’approccio della psicologia evoluzionista è stato oggetto di critica per il diverso livello di rigore dell’indagine quando è stata condotta sugli animali o quando è stata svolta sull’uomo. Talora, il riferimento all’evoluzionismo e al darwinismo si è legato alla riproposizione di modelli di egoismo antropologico, come quello di Hobbes o quello di Mendeville.
Se occorre mostrare vivo interesse al termine evoluzione, ciò è anche perché non si intende restarne succubi e fruitori passivi. Del resto, senza nessun preventivo giudizio di valore, va detto che il termine evoluzione si collega al discorso scientifico, ma anche a specifiche visioni del mondo e addirittura al mito (p. 212).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 3
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
La figura di Darwin, la si può definire cruciale in quella transizione intellettuale che ha scompaginato l’immagine tradizionale della natura. Il fatto che fosse dotato di una capacità di osservazione non comune e di un’ambizione teorica tutt’altro che angusta, lo ha reso una delle personalità intellettuali più importanti ed influenti degli ultimi due secoli. Per quanto avesse ammesso che le astrazioni filosofiche gli erano per lo più indigeste, la sua riflessione resta un termine di confronto inaggirabile per qualsiasi filosofo contemporaneo, data appunto la rilevanza filosofica del suo pensiero. L’Autore, infatti, articola il libro in tre capitoli: nel primo focalizza il tema della natura nella sua diversificazione ontologica ed assiologia rispetto al mondo infraumano, abbinando un approccio storico a uno più sistematico; nel secondo discute l’importanza di Darwin per la filosofia: un problema classico che attende ancora una risposta soddisfacente; il terzo ed ultimo capitolo, riprende i fili del discorso nell’intento di capire meglio il significato e la portata storica della Weltanschauung naturalistica e/o darwinista. Nell’Introduzione così si esprime l’Autore: «Il volume è il principale frutto di una borsa di studio triennale (2003- 2005) finanziata dalla Provincia autonoma di Trento all’interno del progetto ‘Filosofia, religione, scienze della natura nel XIX secolo’. In un periodo storico in cui è scontato e doveroso dolersi del declino della ricerca in Italia, fa doppiamente piacere constatare che esistono ancora luoghi nel nostro Paese in cui viene prodigata ogni energia per assecondare il lavoro intellettuale» (p. 14).
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 3/2008
(http://www.pfse-auxilium.org)
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